La preghiera del Papa tra i bimbi non nati

L’omaggio al “Giardino degli Angeli” in occasione della celebrazione del 2 novembre al Cimitero Laurentino. Nell’omelia il richiamo alla memoria e alla speranza

Sotto un cielo grigio che ha continuamente minacciato pioggia e con un vento sferzante che ha flagellato altare e paramenti facendo più volte cadere alcuni dei vasi che ornavano la pedana allestita nel cimitero Laurentino, Papa Francesco ha presieduto venerdì pomeriggio, 2 novembre, la Messa in occasione della commemorazione dei defunti. Il luogo scelto quest’anno, all’estrema periferia meridionale di Roma, ha un particolare aspetto simbolico perché in quel camposanto sono sepolti i bambini non nati. Dunque dopo il Verano, Prima Porta e il cimitero dei caduti americani a Nettuno lo scorso anno, il Santo Padre ha scelto il Laurentino. Qui – accolto dal cardinale vicario De Donatis, dal vescovo ausiliare per il settore Sud Paolo Lojudice, e da monsignor Claudio Palma, cappellano di Gesù Risorto, la chiesa del cimitero – si è recato prima di tutto a pregare proprio sulle tombe dei bambini non nati: il “Giardino degli angeli”.

Accompagnato da monsignor Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia, ha deposto alcuni fiori e sostato in silenzio davanti alle sepolture di quelli che, pur non avendo mai visto la luce, sono ugualmente figli di Dio, amati dai propri genitori anche se non li hanno mai potuti stringere tra le braccia. All’omelia, pronunciata a braccio, il Papa ha fatto riferimento a tre dimensioni della vita: passato, presente e futuro. «La liturgia di oggi è realistica, concreta – ha detto -. Oggi è il giorno della memoria: il passato. Il giorno per ricordare coloro che hanno camminato prima di noi, ci hanno accompagnato, dato la vita. Fare memoria è quello che fa forte un popolo. La memoria ci fa capire che non siamo soli. Un popolo che ha memoria, che ha storia, ha vita».

La seconda dimensione, il futuro, è legata alla «speranza. La seconda lettura (tratta dal Libro dell’Apocalisse) ci fa vedere cosa ci aspetta: la santa città di Gerusalemme, nuova, bella. Ci aspetta la bellezza. Memoria e speranza di incontrare l’amore, lì dove c’è l’Amore che ci ha creato, ci aspetta l’amore di Padre». Infine, il presente: «Come fare la strada senza sbagliare – si è chiesto il Papa -, quali sono le luci, il navigatore per non sbagliare?». La risposta è stata «le beatitudini, che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo: mitezza, povertà di spirito, giustizia, misericordia, purezza di cuore. Sono le luci che ci accompagnano, il nostro presente».

«In questo cimitero ci sono le tre dimensioni della vita: la memoria la vediamo là», ha detto Francesco indicando le tombe; «la speranza la celebriamo adesso nella fede, le luci per non sbagliare strada le abbiamo sentite nel Vangelo. Chiediamo al Signore – ha concluso il Papa – che ci dia la grazia di non perdere, di non nascondere la memoria; la grazia della speranza, di saper guardare l’orizzonte, senza rimanere chiusi; la grazia di capire quali sono le luci che ci accompagnano per arrivare dove ci aspetta con tanto amore». Al suo rientro il Santo Padre si è recato nelle Grotte vaticane per un momento di preghiera privata per i pontefici defunti.

5 novembre 2018