La preghiera del Papa per l’Indonesia

Il ricordo di Francesco al termine del Regina Coeli, dopo l’attentato contro tre chiese cristiane a Surabaya, che ha causato almeno 11 morti e 41 feriti, rivendicato dall’Isis. I kamikaze, tutti parte della stessa famiglia

«Sono particolarmente vicino al caro popolo dell’Indonesia, in modo speciale alle comunità cristiane della città di Surabaya duramente colpite dal grave attacco contro luoghi di culto». Papa Francesco ha ricordato con queste parole, pronunciate al termine del Regina Coeli, l’attentato che ieri, domenica 13 maggio, ha colpito la seconda città dell’Indonesia, capoluogo della regione orientale di Java. Tre bombe a segno e una quarta inesplosa, rivendicate dall’Isis, che hanno causato almeno 11 morti e 41 feriti, di cui alcuni in modo grave. I kamikaze che si sono fatti esplodere fanno parte tutti della stessa famiglia, reduce dalla Siria. Secondo la polizia, la madre si è fatta esplodere con due figli di 12 e 9 anni, mentre il padre e altri due figli adolescenti di 18 e 16 anni hanno azionato le bombe all’esterno delle altre due chiese.

«Elevo la mia preghiera per le vittime e i loro congiunti – le parole di Francesco -. Insieme invochiamo il Dio della pace affinché faccia cessare queste violente azioni, e nel cuore di tutti trovino spazio non sentimenti di odio e violenza ma di riconciliazione e di fraternità», ha sottolineato il Papa, prima di rivolgere il suo saluto anche agli operatori dei media, nella Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, e a tutte le mamme, nella giornata a loro dedicata.

Intanto questa mattina, 14 maggio, una motocicletta bomba è stata scagliata contro il quartier generale della polizia, sempre a Surabaya. Il bilancio: 4 agenti e 6 civili feriti. Anche questo attacco è stato messo a segno da cinque membri della stessa famiglia: a farsi saltare in aria, ha annunciato il capo della polizia indonesiana, sono stati una coppia di genitori e due figli; una sorellina di 8 anni è sopravvissuta. L’esplosione è avvenuta durante un posto di blocco. Di questo nuovo attentato però non è arrivata ancora nessuna rivendicazione. «Questo – ha detto il presidente indonesiano Joko Widodo – è un atto codardo, non dignitoso e disumano».

14 maggio 2018