La Pontificia Facoltà Auxilium, “il lievito e la farina”
Aperto con una prolusione di Pagazzi (dicastero Cultura) il 55° anno accademico. «Responsabilità dell’atto educativo è dare “il sapore e il gusto” delle cose».
“Il lievito e la farina. Un’inusuale metafora del Regno e del suo annuncio”. Questo il titolo della prolusione di monsignore Giovanni Cesare Pagazzi, segretario del dicastero per la Cultura e l’educazione, con la quale questa mattina, 13 novembre, si è aperto il 55° anno accademico della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma. Una originale lettura di due pagine evangeliche: la parabola del lievito e della farina e il momento in cui Gesù risorto, sulle rive del Lago di Galilea, cucina i pesci per i suoi discepoli.
Nelle parole di Pagazzi, «l’arte del cucinare è vicina all’educare, perché è trasformare per la vita, è tenere insieme gli opposti, è memoria di famiglia, culture, popoli, è atto di insegnare e apprendere, è sapere pratico; è eredità che propizia il momento creativo, è attenzione alle persone, alle cose, ai tempi, è risvegliare la fame». Un programma, dunque, per docenti, studenti e studentesse, per lo studio e la ricerca di professionisti dell’educazione, perché la responsabilità dell’atto educativo è dare «il sapore e il gusto» delle cose, delle persone e del mondo.
L’atto accademico, nell’Aula magna Giovanni Paolo II della Facoltà, è stato aperto dalla celebrazione eucaristica presieduta da don Andrea Bozzolo, rettore dell’Università Pontificia Salesiana. Quindi, la relazione della preside Piera Ruffinatto ha tirato le somme dell’anno accademico 2023-2024, denso di impegni e attività per il corpo docente: attraverso le “tre missioni” dell’università si sono rilette le sfide educative contemporanee in ottica di speranza. Ed è proprio in questa prospettiva che si apre il nuovo anno accademico. «La nostra missione culturale – ha sottolineato la preside- coniuga la speranza con l’educazione. Infatti, non si può educare una persona se non si crede nel suo potenziale di bene e di vita. Ogni sforzo intellettuale, ogni ora dedicata allo studio, ogni progetto di ricerca nasce dalla speranza che il nostro impegno possa portare a scoperte significative, a una comprensione più profonda della realtà e del suo significato profondo e a soluzioni innovative in grado di rispondere alle grandi sfide del nostro tempo». Proprio per questo, «educare è un atto di coraggiosa speranza».
Con lo sguardo rivolto al futuro quindi, dopo la prolusione di Pagazzi, è stato inaugurato “I Care Lab”, un nuovo ambiente in cui studenti, docenti e altri professionisti potranno imparare a gestire attività didattiche; condurre e registrare eventi e lezioni online; collaborare per creare, innovare e sperimentare nuove metodologie di formazione; condividere buone pratiche. Uno spazio in cui l’innovazione didattica è al servizio delle persone. «Il nome – ha precisato ancora suor Ruffinatto – riflette il nostro impegno nel coltivare l’integrità, la cura, la passione e la responsabilità verso l’educazione, perché educare significa prendersi a cuore il futuro di chi impara e di chi insegna».
In conclusione, il saluto di madre Chiara Cazzuola, Gran Cancelliere della Facoltà e superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che ha dichiarato aperto l’anno accademico 2024-2025.
13 novembre 2024