La politica, «vocazione altissima», nel magistero di Bergoglio

Riuniti in un volume della Lev curato dal vescovo Leuzzi gli interventi di Francesco alle istituzioni europee, al Congresso Usa e all’assemblea Onu

Riuniti in un volume della Lev curato dal vescovo Leuzzi gli interventi di Francesco alle istituzioni europee, al Congresso Usa e all’assemblea Onu

Per «sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo», Papa Francesco auspica che «cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo», tale da far prevalere sempre il bene comune. Nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” Bergoglio spiega così il senso della politica quale «vocazione altissima», oltre che «una delle forme più preziose della carità». Un concetto sul quale è tornato più volte nel corso del suo pontificato, specie trovandosi a parlare dinanzi a uomini di governo e amministratori della cosa pubblica, che non ha mai mancato di richiamare alla responsabilità. Ora alcuni di questi discorsi sono stati raccolti nel libro, edito dalla Lev, “La carità politica. Un volto della misericordia” a cura di monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare della diocesi di Roma incaricato della pastorale universitaria, con delega alla pastorale sanitaria.

Presentato il 24 febbraio a Montecitorio, il volume riunisce i quattro grandi interventi pronunciati dal pontefice al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa, nel 2014, e all’Assemblea Plenaria del Congresso degli Stati Uniti e all’incontro con l’Assemblea Generale dell’Onu, nel 2015. Leuzzi, rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzeno alla Camera dei deputati, nella prefazione del volume scrive: «Papa Francesco indica un cammino impegnativo, all’altezza della situazione storica e delle responsabilità affidate in modo particolare agli uomini e alle donne chiamati a svolgere un servizio di carità politica, nelle istituzioni come nella società». Da qui è nata l’idea di un confronto a più voci proprio sui temi “bergogliani” della carità e della misericordia nell’ambito dell’attività politica.

Chiamati a discuterne, Renato Brunetta (Forza Italia), Massimiliano Fedriga (Lega Nord), Maurizio Lupi (Area Popolare) e Ettore Rosato (Partito Democratico). Il forzista, dicendosi «non appartenente alla comunità cattolica perché laico o, meglio, credente in altro», racconta di aver riso con soddisfazione apprendendo che i parlamentari accolti nella basilica di San Pietro per partecipare alla Messa mattutina di Francesco nel marzo 2014, e alla quale lui invece non era andato, «erano stati trattati in modo ruvido dal pontefice». «Ebbi simpatia per un Papa che accarezza contropelo». Bergoglio, che si era rivolto in realtà ai politici d’ogni parte – presenti e assenti, cattolici e no, senza distinzioni – in quell’occasione ricordò che al tempo di Gesù c’era una classe dirigente che si era allontanata dal popolo, lo aveva abbandonato, incapace di altro se non di seguire la propria ideologia e di scivolare verso la corruzione. Nell’omelia Francesco sottolineò, inoltre, che i corrotti sono «uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini». Brunetta spiega che solo ora, con questo Papa «che non propone un credo religioso ma il vangelo della misericordia, costringendo tutti a una progettualità insieme e, quindi, non più “noi credenti” e “voi”, allora dico che ci sto perché è il mio stesso progetto: non vedere Gesù nei poveri ma guardare ai poveri con gli occhi di Gesù. E questa è la risposta più alta all’antipolitica».

Rosato riconosce invece ai diversi magisteri pontifici, succedutisi nel tempo, «l’aver saputo aiutare la politica a crescere» e a fare scelte per un bene collettivo superiore, come fa ora Francesco «ricordandoci le periferie esistenziali, richiamandoci alla tutela dell’ambiente e alla necessaria lotta alle nuove forme di schiavitù. Su questo terreno le nostre vocazioni s’intrecciano. La difficoltà – ammette – è saperle conciliare con gli inevitabili compromessi ma certo è che dal confronto può venire un aiuto importante per la costruzione di un equilibrio diverso». Così anche Lupi nel chiarire che «chi fa politica, ogni giorno incontra domande concrete delle persone», dal lavoro che manca alle strade malconce. «La misericordia e la carità, che sono la risposta ai bisogni degli uomini, sono allora richiami alla buona politica e alla responsabilità». «Chi fa politica – conclude Fedriga, raccontando la battaglia di questi giorni sulle unioni civili – deve saper combattere, anche se questo vuol dire perdere. Mai, però, stare al ribasso quando in gioco ci sono i valori della persona umana».

25 febbraio 2016