La persona umana, «fulcro della Costituzione»

A San Pio X il confronto tra l’arcivescovo Bruno Forte e la giurista Marta Cartabia, nell’ambito del “Progetto persona”. La Carta, «tesoro morale dell’umanità»

La persona con la sua individualità e, insieme, con la sua dimensione sociale sono il fulcro della Costituzione. È in sintesi quanto emerso dal confronto tra l’arcivescovo Bruno Forte e la giurista Marta Cartabia venerdì sera, 24 febbraio, in occasione del secondo appuntamento del “Progetto persona”, l’iniziativa promossa dalla parrocchia San Pio X alla Balduina, che ha avuto luogo negli ambienti del rinnovato auditorium. Tema dell’incontro magistrale: “La dignità della persona umana e i suoi diritti inviolabili tra Vangelo e Costituzione” con l’obiettivo di «comprendere il significato reale della dignità della persona» e quanto essa rientri «in un progetto originario del Creatore», come ha spiegato nel suo saluto iniziale il parroco don Andrea Celli.

«La persona umana e la sua dignità erano da mettere al centro dello Stato italiano e della sua Costituzione dopo il totalitarismo del fascismo – ha detto all’inizio del suo intervento Forte – e dietro questo documento fondamentale c’erano le tre anime dell’Italia del dopoguerra: quella cattolica, quella liberale e quella socialista, ma soprattutto il Codice di Camaldoli, vero testo ispiratore della Costituzione repubblicana nel quale un gruppo di intellettuali di fede cattolica aveva voluto esprimere in 99 punti quello che sognava essere il futuro del Paese». L’arcivescovo di Chieti-Vasto ha quindi considerato i tre tratti distintivi della persona umana – “esse in se”, “esse ab” ed “esse cum” – a partire dalla prima definizione data in tal senso da Severino Boezio, per il quale «persona è singolarità, a dire il valore infinito dell’essere umano, ma anche relazionalità».

Il presule è passato quindi a riflettere su come anche san Tommaso d’Aquino metta in luce «l’infinita dignità della persona che si esprime nella relazione con gli altri, che è preziosa per la realizzazione della persona stessa e della realtà» perché «la relazione ci fa essere e ci costiuisce». Da qui Forte ha evidenziato come «all’articolo 2 della nostra Costituzione, la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, cioè costitutivi e preesistenti del e nell’essere umano, mentre all’articolo 3 afferma la singolarità di ogni uomo e come essa si leghi al diritto all’uguaglianza, formale e sostanziale». Ancora, il presule ha messo in luce il legame «tra singolarità e responsabilità verso se stessi e verso l’altro, che è ciò che fonda l’eticità e, insieme, il pluralismo» laddove «il concetto di laicità esprime l’autentico spirito evangelico, cioè il riconoscimento dell’altro» nella sua diversità e unicità, che conduce al «principio di solidarietà ossia di reciprocità delle coscienze» e permette di passare «dal semplice “stare accanto”, in una somma di solitudini, all’essere uno nella diversità».

Nel suo intervento Cartabia ha dapprima ribadito come la Costituzione italiana «riconosce la precedenza della persona davanti allo Stato, la sua dimensione individuale e anche quella sociale» a dire quindi che «prima c’è la persona e poi l’istituzione» e ha poi sottolineato come lo spirito e l’obiettivo dell’Assemblea costituente «era quello di scrivere delle norme per mettere al sicuro alcuni valori fondamentali» laddove «l’idea di democrazia non è solo la somma di contenuti ma anche di alcuni principi non trattabili». In un secondo momento l’ex presidente della Corte Costituzionale ha voluto spiegare «un paradosso della nostra Costituzione» sulla base del quale «i diritti sono al contempo inviolabili ma anche necessariamente limitabili» poiché «un diritto assoluto non è realistico dato che rischierebbe di condurre a quel totalitarismo che la Costituzione osteggia». In particolare Cartabia ha illustrato due caratteristiche dei diritti fondamentali: «La necessaria incompletezza e la non autosufficienza», per cui tali diritti e valori da un lato «indicano una meta di un viaggio che non è mai concluso», ossia sono «un’indicazione di percorso», dall’altro «in uno Stato liberale i presupposti non sono dati una volta per sempre, non si tratta di una acquisizione che possiamo dare per scontata ma sono frutto di una continua conquista».

In conclusione, Cartabia ha affermato che «la nostra Carta costituzionale è un tesoro morale dell’umanità ma questo non basta» perché «serve una cultura viva di un popolo della dignità umana affinché i valori che ci sono stati consegnati possano continuare a segnare la nostra vita comune».