La Pentecoste, festa dello Spirito che «porta la pace»

La Messa presieduta da Papa Francesco nella basilica di San Pietro. «Nella Chiesa lo Spirito Santo coniuga le diversità, non cancella le differenze. Senza di Lui la Chiesa è inerte, la fede è solo una dottrina, la morale solo un dovere, la pastorale solo un lavoro»

Nella solennità di Pentecoste l’invito di Papa Francesco è quello di invocare ogni giorno lo Spirito Santo per ritrovare armonia e unità nel mondo, in cui «sembra incredibile il male che l’uomo può compiere», nella Chiesa polarizzata e nei cuori «frantumati dalle ferite, disgregati dai sensi di colpa». Ieri, 28 maggio, Bergoglio ha presieduto nella basilica di San Pietro la Messa in cui si celebra la discesa dello Spirito Santo e l’inizio della missione della Chiesa, esortando i fedeli a non perdersi dietro a «dottrine fredde» che «sembrano matematiche», divulgate dai «cosiddetti pensatori, teologi». Compito dello Spirito Santo, ha spiegato Francesco, è quello di portare ordine dove c’è disordine, coesione dove c’è dispersione, armonia dove regna la confusione. «Questo modo di agire lo vedremo sempre nella vita della Chiesa», ha aggiunto a braccio.

Nella liturgia, che ha visto tra i concelebranti 26 cardinali – tra i quali João Braz de Aviz, prefetto del dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, celebrante all’altare -, 20 vescovi e 200 sacerdoti, il Papa si è soffermato sui mali del mondo lacerato da «tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati, eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine. Tante guerre, tanti conflitti», ha ricordato il pontefice pensando ai tanti Paesi dilaniati dalle violenze per i quali ha chiesto preghiere anche durante il Regina Coeli, affidando alla Vergine Maria «il desiderio di pace di tante popolazioni in tutto il mondo, specialmente della martoriata Ucraina». Le ostilità, ha spiegato, sono fomentate dal diavolo, «spirito della divisione. A precedere ed eccedere il nostro male, la nostra disgregazione c’è lo spirito maligno – le parole del vescovo di Roma -. Egli gode degli antagonismi, delle ingiustizie, delle calunnie, sono la sua gioia. E, di fronte al male della discordia, i nostri sforzi per costruire l’armonia non bastano». Per questo Gesù dopo la sua risurrezione invia «il suo Spirito buono, lo Spirito Santo, che si oppone allo spirito divisore perché è armonia, Spirito di unità che porta la pace».

Nella Chiesa, ha spiegato il Papa, lo Spirito coniuga le diversità, «non crea una lingua uguale per tutti, non cancella le differenze, le culture, ma armonizza tutto senza omologare, senza uniformare». Un aspetto, questo, sul quale riflettere, in questo momento «nel quale – ha aggiunto a braccio – la tentazione dell’“indietrismo” cerca di omologare tutto in discipline soltanto di apparenza, senza sostanza». Anche il Cammino sinodale, iniziato nel 2021 e ancora in corso, «è, e dev’essere, secondo lo Spirito. Non un parlamento per reclamare diritti e bisogni secondo l’agenda del mondo, non l’occasione per andare dove porta il vento, ma l’opportunità per essere docili al soffio dello Spirito. Senza di Lui la Chiesa è inerte, la fede è solo una dottrina, la morale solo un dovere, la pastorale solo un lavoro».

Infine Francesco ha invitato a invocare lo Spirito affinché porti armonia nei cuori di ognuno per vivere una fede che non sia aderente «in modo testardo alle lettere, alle cosiddette dottrine che sono soltanto espressioni fredde della vita». Chiedere l’intercessione dello Spirito per portare comunione e non cadere nella tentazione di essere «frettoloso nel giudicare», o di «ficcare il naso dove ci sono difficoltà per sparlare, per dividere, per distruggere. Se il mondo è diviso, se la Chiesa si polarizza, se il cuore si frammenta, non perdiamo tempo a criticare gli altri e ad arrabbiarci con noi stessi, ma invochiamo lo Spirito: Lui è capace di risolvere queste cose».

29 maggio 2023