La novena di Natale per i giovani con Carlo Acutis, «testimone della gioia»

La proposta del Servizio diocesano guidato da don Tedesco, introdotta da un incontro con alcuni testimoni. A partire dalla mamma del millennial beato, Antonia: «Faceva tutto per e con Gesù e così ha reso straordinario ogni suo gesto»

Sarà Carlo Acutis, il giovane morto a 15 anni per una leucemia fulminante nel 2006 e beatificato lo scorso 10 ottobre, ad accompagnare i ragazzi e i giovani di Roma in questo ultimo tratto del tempo di Avvento. Da oggi, 16 dicembre, e fino alla Vigilia di Natale, infatti, l’Ufficio per la pastorale giovanile propone mediante i canali social del Servizio diocesano – YouTube, Facebook e Instragram – una novena, resa fruibile ogni mattina a partire dalle 7. Ad offrire quotidianamente uno spunto di riflessione saranno le parole di Acutis, che mediante alcuni input estrapolati dai suoi scritti, si porrà così in dialogo con tanti suoi coetanei.

L’iniziativa è stata anticipata lunedì sera, 14 dicembre, da un incontro on-line moderato da don Alfredo Tedesco, direttore dell’Ufficio del Vicariato, durante il quale non solo è stata presentata la proposta di preghiera ma si è data voce a dei testimoni d’eccezione legati al giovane beato, perché «di lui, che ha saputo riflettere e fare brillare così bene la luce che è Gesù, è bene che se ne parli», ha detto il sacerdote. Antonia Salzano, la mamma di Carlo, ha più volte sottolineato come il figlio fosse «un ragazzo come tanti altri, che conduceva una vita ordinaria ma che faceva tutto per e con Gesù e quindi, in questo modo, ha reso straordinario ogni suo gesto»; del resto, ha evidenziato la signora Antonia, «quando Gesù irrompe nella nostra vita, non si può più trattare di un’esistenza banale». Ancora, ha ricordato l’espressione del figlio che ha dato il titolo anche all’incontro virtuale: “Non io ma Dio”, a dire come «la conversione e il cammino verso una vita santa, cioè felice e orientata al Paradiso, non è un processo di aggiunta ma di sottrazione, per lasciare spazio all’agire di Dio, che ha sempre un progetto più grande di quanto noi riusciamo a vedere per la nostra esistenza».

Mezzi privilegiati per comprendere questo disegno «per Carlo erano la preghiera, in particolare l’adorazione eucaristica e la recita del Rosario – sono ancora le parole di Salzano -. Da quando, a 7 anni, ricevette con gioia la prima comunione, mio figlio ha partecipato alla Messa ogni giorno e quando era ancora piccolo non mancava di entrare in chiesa per salutare Gesù Crocifisso o per portare i fiori alla Madonna, che definiva l’unica donna della sua vita». Da ultimo, la mamma di Carlo ha parlato dell’importanza, oggi, per i giovani, di incontrare «dei testimoni autentici, che con gioia sanno avvicinare a una vita di fede».

É stata senza dubbio contagiata dalla storia e dall’esempio di Acutis Camilla Marzetti, della parrocchia di San Gaetano, nel quartiere Fleming, intervenuta all’incontro-testimonianza raccontando della sua speciale amicizia con il giovane beato. Come molte adolescenti, pur avendo ricevuto un’educazione cattolica dalla famiglia, «con una mamma catechista con una grande fede», e avendo frequentato da sempre con il fratello maggiore i gruppi di Azione cattolica, con l’inizio della scuola superiore e una raggiunta maggiore sensazione e voglia di autonomia, Camilla nel 2018 vive un periodo «di rifiuto, non riconoscendo Dio quale punto centrale della mia vita», quasi animata «dal desiderio di staccarmi dall’immagine che mamma voleva per me, come per non darle una soddisfazione». Quando però a un incontro per adolescenti organizzato dalla Pastorale giovanile Camilla incontra lo sguardo di Carlo in una foto, viene attratta dalla sua storia e la curiosità la porta a scoprire un amico che la riavvicina dal Cielo alla fede, «cambiando completamente la mia vita». Questo, ha sottolineato, «non implica nulla di straordinario ma è il frutto, semplicemente, dell’aprire il cuore a Dio e vorrei che tutti i miei coetanei, che spesso rifiutano di credere o se ne vergognano, potessero sperimentarlo».

Anche Antonio Nicolosi, 27 enne siciliano, che da Acutis nel 2008 ha ricevuto una grazia, nel suo intervento ha riconosciuto nel «farsi amare da Dio, facendo entrare nella propria vita il suo grande amore mediante l’Eucaristia», il mezzo privilegiato per «vivere la fede e la spiritualità». Il giovane ha dato vita all’associazione “Amici di Carlo Acutis”, che, oltre a promuovere iniziative di carità, «ha come fine quello di portare avanti la causa di canonizzazione di Carlo e di farne conoscere la spiritualità».

16 dicembre 2020