La noia e la rabbia. Facile condannare, ragazzi troppo soli

Il disagio sottile che percorre le vite dei giovani, la capacità di alcuni di usarlo per ripensarsi e la difficoltà di quelli per cui questo disagio si è sommato ad altri disagi

La pandemia ha avuto un forte impatto emotivo sui giovani, quasi uno spartiacque nella loro vicenda esistenziale. Essere costretti a stare chiusi in casa per settimane o essere fortemente limitati nelle proprie abitudini e nelle proprie relazioni; non poter andare a scuola; vedere attorno a sé parenti e conoscenti portati via da una malattia terribile: tutto questo ha lasciato e sta lasciando in loro un segno profondo. C’è un disagio sottile che percorre le loro vite: è quello che nasce dal rendersi conto che il limite esiste, che la morte esiste, che non siamo padroni della nostra esistenza, che la vita è preziosa e anche fragile, imprevedibile e misteriosa.

Un giovane, intervistato nell’ambito delle ricerche dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, ben rappresenta questa situazione interiore: «La morte ti fa capire che si può morire. Pensare questa cosa cambia la prospettiva, si pensa sempre che si ha più tempo per fare le cose, per stare vicini. Io sono proiettato sul mio progetto, mi devo realizzare, devo fare questo, quest’altro. La morte ti dice: “Guarda che il morire c’è, può capitare anche a te domani”». Il Covid ha cambiato il modo di vivere le relazioni. Qualcuno ha sperimentato in maniera nuova i rapporti familiari e ha “scoperto” genitori e fratelli; per qualcun altro queste stesse relazioni sono diventate opprimenti. Il Covid li ha costretti a vedere gli amici solo sui social e soprattutto a passare molte ore in solitudine. Ore di vuoto e di noia, in cui anche la possibilità di stare in compagnia di se stessi non sempre è stata una risorsa: nella solitudine le paure ingigantiscono, l’ansia aumenta, domande inquietanti si affacciano mentre non si ha nessuno con cui condividerle. I giovani sono disorientati di fronte a progetti a rischio, a prospettive personali e familiari cambiate, a relazioni messe alla prova. Difficile guardare al futuro con fiducia.

Vi sono giovani che di questa situazione critica hanno fatto un punto di forza per ripensarsi. «Questa esperienza – dice una giovane – sicuramente ha dato dei nuovi occhi per vedere la mia vita». Vi sono quelli che hanno sperimentato che quando il disagio è comune è meglio dedicarsi a quello degli altri: aiuta a superare il proprio. Durante il lockdown si sono visti adolescenti e giovani portare la spesa agli anziani che non potevano uscire di casa o inventarsi modi per intrattenere i più piccoli. Vi sono anche adolescenti e giovani per i quali il disagio di questo periodo si è sommato ad altri disagi: forse legati alla famiglia, a relazioni difficili o sbagliate, a problemi affrontati male. Sono quelli che nelle ultime settimane si sono convocati nella piazza della loro città e hanno dato vita a spettacoli inquietanti di risse, violenze, aggressioni. Il loro disagio è diventato rabbia non più gestibile. All’arrivo delle forze dell’ordine si sono dispersi ma nelle case in cui hanno fatto ritorno hanno portato la loro sofferenza e quasi certamente non hanno trovato chi li aiutasse ad assumerla, a portarla, a superarla.

È troppo facile condannare questi ragazzi: certo occorre condannare gli episodi di violenza di cui si sono fatti protagonisti ma al tempo stesso interrogarsi sulle responsabilità: forse quella di averli lasciati troppo soli, certo quella di aver dato vita a un contesto sociale nel quale la violenza del linguaggio, gli atteggiamenti sprezzanti verso l’altro, l’uso di parole pesanti sono diventati quasi normali, quasi un segno del proprio valore. Il disagio solitario di molti giovani e quello violento di alcuni parlano di una società adulta che fatica a tener conto delle nuove generazioni e a farsi carico della loro crescita, nemmeno nei momenti di crisi. La pandemia passerà – così almeno speriamo – e ci lascerà più forti se avremo capito che dalle difficoltà comuni si esce solo insieme. Anche tra le generazioni.

19 gennaio 2021