La morte di Thomas Bricca, «ferita profonda nel cuore della nostra vita e della società»

A parlare è il vescovo di Anagni-Alatri Spreafico, dopo il decesso al San Camillo del 18enne raggiunto da un colpo di pistola. L’esortazione a «fermare la violenza»

«Siamo rimasti attoniti davanti alla morte violenta di Thomas, giovane di Alatri, dopo quella di sei anni fa di Emanuele Morganti e di Willy Monteiro a Colleferro nel 2020. La morte di Thomas, ucciso nel cuore di una città di questa terra, non è accettabile per nessuna ragione, così come non lo è in nessun’altra parte del mondo. Un giovane di 18 anni, eliminato da altri giovani, è una ferita profonda nel cuore della nostra vita e della nostra società e fa emergere disagi a cui ci siamo troppo facilmente abituati». Il vescovo di Anagni-Alatri Ambrogio Spreafico sceglie queste parole per commentare la morte di Thomas Bricca, 18 anni, raggiunto lunedì sera, 30 gennaio, da un colpo di pistola alla testa sparato da due persone giunte in sella a uno scooter di grossa cilindrata, davanti a un bar ad Alatri. Ricoverato d’urgenza all’Ospedale San Camillo – Forlanini di Roma, è entrato in coma irreversibile mercoledì 1° febbraio.

«Non si può rimanere indifferenti davanti al male – sono ancora le parole del vescovo -, né valgono eventuali giustificazioni che si potrebbero avanzare. La violenza è violenza! Non ha giustificazione», è il monito. Nell’analisi di Spreafico, «purtroppo, quest’ultimo episodio si inserisce in un clima che sta avvelenando la nostra convivenza e l’umanità intera. Si tratta di un clima che percorre le vie e le piazze dove abitiamo e viviamo. Quando permetti a un sentimento o a un pensiero di inimicizia e di odio di entrare nel cuore, diventa facilmente violenza, fino al desiderio di eliminazione dell’altro, che appare come nemico». E tutto questo, prosegue, «viene amplificato ogni giorno sui social ed entra nelle relazioni quotidiane. Così un amico, a volte per un nulla, diventa facilmente prima un rivale, poi uno da eliminare».

La riflessione del presule si estende anche al ruolo delle comunità. Spesso, osserva, «si giudicano gli altri, soprattutto i giovani. Altre volte facciamo fatica a capire le domande della loro vita e anche il male che si affaccia in maniera subdola e ingannevole. Molti li incontriamo, li vediamo nelle vie della movida. Altri camminano con le nostre comunità, al catechismo o a scuola, soprattutto nell’ora di religione, di cui ancora molti si avvalgono. Ascoltiamo il loro disagio, le loro domande, il loro desiderio di protagonismo – esorta -. Cerchiamo di cogliere nei giovani anche la voglia di aiutare, di costruire, spesso nascosta o inespressa, senza restare impauriti davanti alle loro domande». E ancora: «Proviamo a tracciare con loro il futuro, a costruirlo insieme con la fantasia e l’amicizia che viene dal Vangelo».

Da ultimo, Spreafico invita a unirsi nella preghiera, «anzitutto per i familiari di Thomas, per i suoi amici, e poi perché la sua morte faccia riflettere tutti e ci faccia decidere di lavorare per un mondo pacifico, capace di voler bene e di prendersi cura degli altri. Ricordiamoci sempre che l’indifferenza, come l’omertà, è complicità, toglie speranza e alla fine uccide – è il monito -. Affidiamo Thomas alle braccia misericordiose del Signore, perché lo accolga con sé».

3 febbraio 2023