La morte di Fabiano Antoniani, «sconfitta grave e dolorosa per tutti»

Il cardinale Bagnasco commenta ai microfoni del tg5 la scelta del suicidio assistito di dj Fabo. Il giurista Eusebi: «Pericoloso il messaggio dei media»

Il cardinale Bagnasco commenta

Il cardinale presidente della Cei Angelo Bagnasco non ha dubbi: la vicenda di Fabiano Antoniani che ha scelto il suicidio assistito in una clinica svizzera per non essere costretto a continuare a vivere nella “gabbia” della sua malattia «è una sconfitta grave e dolorosa per tutta la società, per tutti noi». La vita umana infatti, ha spiegato raggiunto dai microfoni del Tg5, «trae spunto, forza e valore anche dal fatto di vivere dentro delle relazioni di amore, di affetto, dove ognuno può ricevere e può donare amore. Fuori da questo è difficile per chiunque vivere. La solitudine uccide più di tutto il resto».

Per il cardinale, «solamente Dio può raggiungere il cuore di ciascuno di noi, nessun’altro così in profondità. E allora la prima forma di vicinanza è proprio quella della mia e della nostra preghiera. Ma anche quella della parola, del sostegno, del contatto fisico di cui tutti abbiamo tanto bisogno». Ancora, Bagnasco osserva che la vita è un dono che si riceve, «nessuno se la dà», pertanto «ne siamo dei servitori, dei ministri. Responsabili, intelligenti, ma senza potere mai dominare la vita nostra e tanto più degli altri». Su qualunque normativa si voglia ragionare allora, «l’importante è partire dai principi giusti, sopratutto, in concreto, dalla visione giusta di chi è l’uomo nella sua grandissima dignità, responsabilità, ma soprattuto nel vivere la vita in completa relazione con gli altri».

Della normativa in discussione in Parlamento parla anche il giurista Luciano Eusebi, osservando che se il disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) attualmente all’esame della Camera fosse già in vigore dj Fabo «non avrebbe comunque avuto diritto a usufruire del suicidio assistito, ma molti non lo sanno». Come non sanno, spiega, che nel testo del provvedimento in attesa di approdare in Aula manca, allo stato attuale, la garanzia che le volontà espresse dal paziente nascano da un consenso realmente libero e informato. E c’è il rischio che la possibilità di chiedere l’interruzione di nutrizione e idratazione artificiali, «attualmente sospese solo in situazioni terminali», pur essendo una questione «diversa dal suicidio assistito», possa «fare da ponte».

Per il giurista, «il messaggio diffuso talvolta dai mezzi di comunicazione, che è una scelta dignitosa abbandonare la vita quado vengono meno determinate condizioni, è molto pericoloso, e rischia inoltre di colpevolizzare chi invece accetti di affidarsi al sostegno di altri convincendolo che sarebbe meglio liberarli del proprio peso». Il medico inoltre «viene ridotto a mero esecutore di volontà e non si chiede nulla sul piano della garanzia della stessa vera libertà di decisione del malato». Ritornando quindi alla vicenda di Antoniani, Eusebi spiega che se il provvedimento fosse già in vigore «dj Fabo non avrebbe avuto il diritto di chiedere la somministrazione di un farmaco letale ma semplicemente la sospensione di questi sostegni vitali che non costituiscono interventi terapeutici. Il passo culturale immediatamente successivo sarebbe però stato chiedersi se anziché lasciare morire di fame e di sete nell’arco di due settimane una persona, ancorché sedata, non sia più umano intervenire con un farmaco letale».

1° marzo 2017