La missione, «energia da donare»

Nel 65° della “Fidei donum” di Pio XII, il convegno di Centro missionario, Caritas e Migrantes. Il ricordo di don Santoro, ucciso in Turchia nel 2006. De Donatis: «Assaporare la gioia di incontrare l’altro»

In occasione del 65° anniversario della “Fidei donum” di Papa Pio XII, il Centro missionario diocesano, la Caritas di Roma e l’Ufficio Migrantes hanno promosso un evento per celebrare “Una enciclica di ieri foriera oggi di cammini inediti”. Il momento di ascolto e riflessione, che ha avuto luogo sabato mattina, 11 giugno, nella sala Tiberiade del Seminario Romano, è stato aperto da suor Elisa Kidané, direttrice del Centro missionario diocesano, che ha sottolineato «la ricchezza di questo documento, che ha aperto le porte dell’esperienza di missione non solo ai consacrati ma anche ai laici».

Nel suo saluto iniziale, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha in primo luogo spiegato come un evento dedicato a un testo scritto 65 anni fa, «che potrebbe apparire anacronistico nell’epoca dei social e della smania di trovare sempre notizie fresche, non è frutto della nostalgia» bensì esempio di quella prassi necessaria del «fare memoria, perché senza passato rischiamo di non riuscire ad andare da nessuna parte». Da qui dunque «l’importanza di celebrare il passato per costruire il futuro – sono ancora le parole del cardinale – e di metterci in ascolto delle storie di chi ha vissuto e vive questa dimensione missionaria, perché si tratta di un invito ad andare oltre, ad assaporare la gioia di incontrare l’altro». De Donatis, ricordando in particolare la figura del sacerdote romano fidei donum don Andrea Santoro, ha messo poi in luce come «anche la diocesi di Roma ha beneficiato del movimento missionario suscitato nella Chiesa dalla “Fidei donum”, compiendo poi con gusto nuovo, frutto dell’incontro con altre culture, la pastorale, alla luce di uno scambio che non è solo unidirezionale». A questo ultimo aspetto ha dato rilievo anche padre Giulio Albanese, comboniano e giornalista, chiamato a moderare i lavori, che ha osservato come «rispetto al tema della missione e della cooperazione non si tratta solo di dare ma anche di ricevere», richiamando poi l’attenzione sul fatto che «sbagliamo a parlare al plurale di missioni, distinguendo anche tra le diverse congregazioni che operano nei Paesi lontani, perché esiste “la” missione».

convegno 65° Fidei Donum, coniugi Ferrari, 11 giugno 2022A rappresentare «la circolarità della esperienza di missione nella Chiesa» è stata la testimonianza di don Federico Tartaglia, missionario fidei donum per 9 anni in Malawi, nel sud-est dell’Africa, e oggi parroco a Cesano di Roma. «Quando si dice che “la missione è qui” si relativizza il nostro mondo – ha detto il sacerdote con forza – perché la missione è quella sognata da Papa Francesco nell’Evangelii gaudium, è un’energia da donare e non un’implementazione di progetti missionari o di analisi. Andare in un mondo sconosciuto significa cambiare e sconvolgerti, uscendo dalla comfort-zone della fede per ricevere anche una testimonianza dai poveri del Vangelo, dei quali il missionario è “ostaggio”, e così entrare in nuove storie, decentrandoci dalla nostra». Anche i coniugi Ferrari, in missione a Maputo, in Mozambico, dal 2006 al 2010, con i loro 4 figli, hanno messo in luce il valore «della dignità ecclesiale e pastorale dell’esperienza missionaria»,  raccontando non soltanto come ci si prepara per viverla, «perché la missione non si improvvisa», ma anche cosa significhi «entrare in quello che già c’è, senza volerlo stravolgere, ascoltando tanto e parlando poco».

convegno 65° Fidei Donum, Giulio Albanese, Franco Proietto, 11 giugno 2022Il tentativo di «valorizzare le diversità» è stato presentato come uno dei tratti del vivere l’esperienza di missione in Turchia da parte di don Andrea Santoro, il parroco romano fidei donum ucciso a Trabzon, il 5 febbraio 2006, inginocchiato a pregare nella sua chiesa. Giulia Pezone, sua stretta collaboratrice, ha ricordato che il sacerdote «ha sempre vissuto il suo lavoro non solo per dare ma anche per prendere, per mettere cioè in comunione le due realtà: quella occidentale e quella orientale». Ha cercato di vivere la missione non solo in loco «ma anche a distanza, una volta ritornato dall’Eritrea», monsignor Franco Proietto, della diocesi di Palestrina, sostenendo «raccolte fondi e progetti per esempio per costruire dei pozzi per garantire l’acqua potabile» o  «coinvolgendo i giovani in esperienze di volontariato, anche a partire dall’abbonamento a riviste mensili missionarie».

13 giugno 2022