La missione: donare «aria pura» a un mondo inquinato

Il Papa ha presieduto la Messa nella Giornata missionaria mondiale, «occasione propizia perché ogni battezzato prenda più viva coscienza della necessità di cooperare all'annuncio del Regno»

Il mese missionario straordinario voluto dal Papa ha raggiunto il suo apice nella Messa celebrata nella basilica di San Pietro in occasione della Giornata missionaria mondiale che la Chiesa ha vissuto domenica 20 ottobre, in coincidenza anche con il Sinodo sull’Amazzonia che si concluderà domenica prossima. Una liturgia che ha visto concelebrare insieme al Papa cardinali, vescovi e padri sinodali.

Francesco ha sviluppato la sua omelia intorno a tre parole: il sostantivo “monte”, che è «luogo dei grandi incontri tra Dio e l’uomo»; il verbo “salire” che significa «lottare contro la forza di gravità dell’egoismo»; e la parola “tutti” che «prevale nelle Letture» della domenica come la parola «più forte»: tutte le genti, tutti i popoli, tutti gli uomini. Citando numerosi passi biblici ed evangelici, il Papa ha ricordato che il monte «è anche il posto dove Gesù trascorse ore e ore in preghiera, a unire terra e Cielo, noi suoi fratelli al Padre». E cosa dice a noi il monte, si è domandato il Papa? «Che siamo chiamati ad avvicinarci a Dio e agli altri»; che «i fratelli e le sorelle non vanno selezionati, ma abbracciati, con lo sguardo e soprattutto con la vita. Il monte lega Dio e i fratelli in un unico abbraccio, quello della preghiera. Il monte ci porta in alto, lontano da tante cose materiali che passano; ci invita a riscoprire l’essenziale, ciò che rimane: Dio e i fratelli». E ha aggiunto: «Al cuore di questo mese missionario chiediamoci: che cosa conta per me nella vita? Quali sono le vette a cui punto?».

Poi Francesco ha parlato del verbo “salire”, legato all’ascesa al monte. Occorre «compiere un esodo dal proprio io. Salire, perciò, costa fatica, ma è l’unico modo per vedere tutto meglio». E per farlo è necessario «alleggerirsi di ciò che non serve. È anche il segreto della missione: per partire bisogna lasciare, per annunciare bisogna rinunciare. L’annuncio credibile non è fatto di belle parole ma di vita buona: una vita di servizio». E ha invitato a domandarsi: «Come va la mia salita? So rinunciare ai bagagli pesanti e inutili delle mondanità per salire sul monte del Signore?».

Infine, l’aggettivo indefinito: «Tutti, perché nessuno è escluso dal suo cuore (di Gesù, ndr), dalla sua salvezza; tutti, perché il nostro cuore vada oltre le dogane umane, oltre i particolarismi fondati sugli egoismi che non piacciono a Dio. Tutti, perché ciascuno è un tesoro prezioso e il senso della vita è donare agli altri questo tesoro. Ecco la missione: salire sul monte a pregare per tutti e scendere dal monte per farsi dono a tutti».

Il Signore, è la conclusione del Papa, «si aspetta da te quella testimonianza che nessuno può donare al tuo posto. Quali istruzioni ci dà il Signore per andare verso tutti? Una sola, molto semplice: fate discepoli. Ma, attenzione: discepoli suoi, non nostri. La Chiesa annuncia bene solo se vive da discepola. E il discepolo segue ogni giorno il Maestro e condivide con gli altri la gioia del discepolato. Non conquistando, obbligando, facendo proseliti ma testimoniando, mettendosi allo stesso livello. Questa è la missione: donare aria pura, di alta quota, a chi vive immerso nell’inquinamento del mondo; portare in terra quella pace che ci riempie di gioia ogni volta che incontriamo Gesù sul monte, nella preghiera; mostrare con la vita e persino a parole che Dio ama tutti e non si stanca mai di nessuno».

All’Angelus, il Papa è tornato sulla Giornata ricordando che è «un’occasione propizia affinché ogni battezzato prenda più viva coscienza della necessità di cooperare all’annuncio della Parola, all’annuncio del Regno di Dio mediante un impegno rinnovato». Citando la lettera di Benedetto XV “Maximum Illud”, il pontefice ne ha evidenziato l’attualità «in questo nostro tempo, segnato da una globalizzazione che dovrebbe essere solidale e rispettosa della particolarità dei popoli e invece soffre ancora della omologazione e dei vecchi conflitti di potere che alimentano guerre e rovinano il pianeta». Quindi ha ribadito ancora una volta la necessità della preghiera, «primo sostegno del popolo di Dio per i missionari, ricca di affetto e di gratitudine per il loro difficile compito di annunciare e donare la luce e la grazia del Vangelo a coloro che ancora non l’hanno ricevuta».

21 ottobre 2019