La misericordia compassione

Di tutti i termini usati nell’Antico e Nuovo Testamento per descriverla, quello più caro ed intimo fa riferimento all’amore viscerale, al grembo materno

Parlare di Misericordia, spiegare il concetto di misericordia, così come è proposto nella Bibbia, non è mai una cosa semplice ed i pericoli a cui si va incontro è di essere troppo riduttivi o troppo prolissi, ed in entrambi i casi non si definisce la misericordia in sé ma se ne dà una descrizione distaccata e superficiale. Per evitare ciò bisogna, per prima cosa, spiegare che il concetto biblico di misericordia non è un mero esercizio letterario ma, come tutti i concetti per la mentalità ebraico-semita, esso vuole fare riferimento al senso pratico ed esperienziale umano, del vissuto umano, facendo poco o nessun riferimento a concetti astratti e disincarnati, per permettere all’uomo stesso di capire in profondità e con partecipazione di tutto il suo essere.

Forse tutto questo essere concreti è per noi, uomini di astrazione filosofica, poco elegante e limitante, ma, in sé, questa strada ha il vantaggio di poter dire qualcosa di più e di “oltre” le semplici parole e di accedere ad un capire empatico che tanto fa parte della nostra umanità e rende gli uomini solidali fra loro. D’altronde l’essere concreto, incarnato, è la via che Dio sceglie per comunicare agli uomini la sua salvezza, dire la sua ultima e definitiva parola d’Amore: Gesù Cristo.

Nella Bibbia vengono usati vari termini per definire la “misericordia”: da questa ricchezza possiamo capire, nelle varie sfaccettature, l’Amore di Dio per gli uomini, l’immenso Amore con cui Dio Padre vuole coprire i suoi figli e desidera per loro il bene, tutto il bene. Ogni faccia della misericordia dice qualcosa e vuole coinvolgerci. Se mal comprendiamo Dio, o ci siamo costruiti un’immagine sbagliata di Dio, sicuramente è anche perché non sentiamo o non consideriamo quest’Amore che ci copre, ci previene e ci sostiene, in poche parole non ci sentiamo coinvolti e protagonisti di quest’amore.

È proprio quello che succede quando vogliamo capire e parlare di misericordia, di amore, usando categorie astratte senza che ne siamo stati mai coinvolti od interessati in prima persona, ed in fondo a Dio Padre non interessa che noi capiamo razionalmente un concetto ma che lo viviamo, ne gioiamo e lo pratichiamo, e su questo è talmente categorico e realista che la Legge dell’Amore non impone di amare astrattamente Dio, ma di farlo amando concretamente il prossimo (Mc 12, 28-31), perché se veramente abbiamo capito l’amore di Dio per noi, ricambiare questa misericordia è amare concretamente il fratello in carne, presente e vivo con i suoi bisogni, tanto che se non lo facciamo vuol dire non essere nella verità (1Gv 4, 18-21).

Di tutti i termini usati nel nell’Antico e Nuovo Testamento per parlare, descrivere la misericordia, quello più caro ed intimo fa riferimento all’amore viscerale, al grembo materno, di compassione profonda. La misericordia delle viscere ( ReHeM ) è quell’amore concepito nell’intimo di un grembo. Un amore che si fa vita nel centro di una persona che dona tutta se stessa perché l’altro esista.

Un amore al femminile, nella sua peculiarità, ma universale nel suo dispiegamento, nella sua operatività, per tutti gli esseri umani. Universale se pensiamo che l’amore funziona quando si porta l’altro nel cuore, dentro di sé, lo si “concepisce” come parte della nostra unità e con esso camminiamo verso l’essere integri, verso il compimento della nostra umanità. La misericordia del grembo stabilisce una relazione perpetua, indistruttibile, un legame che riflette quello tra la madre ed il figlio, un cordone ombelicale che, anche se staccato, continua ad esistere e attraverso il quale scorre la vita, l’amore, l’amore per la vita.

La misericordia è l’Amore di Dio per tutti, nessuno escluso. È l’amore che non si lascia condizionare dalle vicende umane, esso c’è sempre, anche quando qualcuno è giudicato dagli altri indegno di amore perché, per le sue azioni e peccati, si è “disumanizzato”. La Misericordia del grembo non si dà mai per vinta, rimane viva ed operativa, amando chi non è più amato da nessuno proprio come una madre è capace di piangere il proprio figlio condannato a morte per atroci delitti. Un mistero grande per i nostri limiti umani ma vero e reale più di ogni altra forma d’amore.

Capiamo che ciò che si avvicina più a questo tipo di amore è solo l’amore del grembo (in ebraico: ReHeM) che continua ad essere grembo, concepire la vita e la speranza dove per nessuno esistono più. Sappiamo dove può arrivare l’amore di una madre che lotta per i propri figli, sappiamo e ne abbiamo fatto tutti esperienza, per questo quando ci troviamo a confrontarci con la misericordia di Dio possiamo tranquillamente pensare di essere di fronte ad una madre che ama i suoi figli, Egli ci sente “dentro”, ci porta sempre in grembo con amore anche quando tutto dice che non ne vale la pena.

Qualcuno potrà obiettare che esistono anche madri “snaturate”, che dimenticano o uccidono, ma dobbiamo ricordare che ragioniamo per similitudini e che avere la pretesa di definire la misericordia in concetti è sempre riduttivo, un ragionare umano, ma Dio è Essere “Oltre” e tutto quello che lo riguarda deve essere sempre “oltre” quello che possiamo concepire perché più grande e bello di quello che possiamo immaginare, ricordando che Dio stesso dice attraverso il Profeta Isaia : Sion ha detto: “Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. (Is 49,14-15).

E poi, se ci mettiamo proprio d’impegno a voler capire, non possiamo che rimanere attoniti e meravigliati nel pensare che, se Dio stesso sceglie un grembo umano per farsi accogliere, un amore “viscerale” per godere Lui stesso questa misericordia profonda, questo dovrà pur essere l’indizio che non solo possiamo capire la Sua misericordia ma anche praticarla!

7 dicembre 2015