La “Madonna Fiumarola” in processione sul Tevere

De Donatis: nel tempo della pandemia, «ripartiamo da qui, certi di essere da Maria guardati, consolati, amati». La statua in legno di cedro ha percorso 5 chilometri sulle acque del fiume prima di fare “ritorno” nella chiesa di Sant’Agata, dove rimarrà esposta tutto l’anno alla venerazione dei fedeli

Con la pandemia che ancora incombe abbiamo tutti bisogno di essere consolati, che non significa limitarsi a dare «una pacca sulla spalla, porgere un fazzoletto o un abbraccio». Consolare vuol dire «essere partecipi del dolore dell’altro, mettersi in cammino con chi soffre». A Maria, la Madre pronta a confortare quanti la invocano, il cardinale vicario Angelo De Donatis ieri sera, 25 luglio, ha affidato le famiglie, le comunità parrocchiali e religiose, la città di Roma, chiedendole di donare a tutti «un cuore aperto, capace di consolare, di accogliere, di sostenere».

Dalla Calata degli Anguillara a ponte Garibaldi, dove in serata si è conclusa la processione della Madonna Fiumarola sul Tevere – epilogo della Festa de’ noantri celebrata in onore della Beata Vergine del Monte Carmelo – il porporato ha invitato i presenti a pensare alla particolare difficoltà che sta ora vivendo una persona, una famiglia, un anziano che può essere in qualche modo aiutato «nella preghiera, nell’amicizia, nel sostegno materiale. Davanti a questa Madre – ha detto il cardinale – affidiamo in particolare tutte le mamme. Preghiamo per tutti. Ripartiamo da questo pellegrinaggio certi di essere da Maria guardati, consolati, amati». La consolazione di Dio si chiama Gesù: «È la mano tesa come quella di un medico, di un infermiere che cura le ferite del corpo e del cuore – le parole del vicario del Papa per la Diocesi di Roma -. La sua mano tesa è lo Spirito Santo e la Vergine Maria, proprio perché colma di Spirito Santo, è la consolatrice». In questi ultimi sedici mesi è stato detto tante volte “Tutto andrà bene”: un «augurio bellissimo che rimane ancora una speranza solo umana», ha proseguito De Donatis. La risurrezione dice che «la speranza di Gesù è diversa» perché «tutto è già andato bene».

La processione della Madonna Fiumarola, che da oltre vent’anni inizia al tramonto dal Circolo Canottieri Lazio per concludersi a Ponte Garibaldi, si svolge l’ultima domenica di luglio. La statua scolpita in legno di cedro ha percorso 5 chilometri sulle acque del Tevere prima di fare “ritorno” nella chiesa di Sant’Agata, dove rimarrà esposta tutto l’anno alla venerazione dei fedeli. Nel Circolo canottieri Lazio l’effigie, trasportata dai confratelli dell’arciconfraternita del Santissimo Sacramento e Maria Santissima del Carmine a Trastevere, è stata vestita con un abito in taffetà celeste e un manto bianco impreziosito da roselline in ceramica e stoffa donato da Guillermo Mariotto, designer della maison Gattinoni.

Al seguito del simulacro, le canoe del circolo sportivo, i gommoni delle forze dell’ordine e della onlus “Il rosa che osa”, composta da donne che hanno sconfitto o stanno ancora lottando contro il tumore al seno. Presenti anche 12 giovani seguiti dalla Comunità di Sant’Egidio e giunti in Italia con il programma dei corridoi umanitari. Molti fedeli hanno seguito la processione dal lungotevere applaudendo al passaggio dell’imbarcazione e unendosi alla recita del Rosario guidato dal cardinale, con il rettore della chiesa di Sant’Agata don Paolo Asolan, il primicerio don Renato Tarantelli e il parroco di Santa Maria in Trastevere don Marco Gnavi.

Davanti al Palazzaccio si è pregato per chiedere «la giustizia necessaria ad una vita ordinata e tranquilla, ad una vita nella libertà orientata al bene comune e alla crescita autentica di ciascuno». Guardando verso San Pietro si è pregato per Papa Francesco, per il dono della sua salute e affinché ognuno impari da lui «a desiderare di avere un cuore dilatato dalla carità e dall’amore per ogni uomo». Gli ammalati sono stati al centro della preghiera davanti all’ospedale Santo Spirito, dove è stata anche chiesta l’intercessione della Vergine per la «liberazione dalla pandemia», di saper «usare con saggezza e con fiducia le conquiste della scienza medica e di saper sentire come responsabilità comune quella di custodire gli uni la salute e le infermità degli altri». Quindi il ricordo di Claudio Franceschelli, il bimbo di sedici mesi che nel 2012 fu gettato dal padre nel Tevere mentre si trovava sul ponte Giuseppe Mazzini e la preghiera per i carcerati della casa circondariale di Regina Coeli. Davanti all’Isola Tiberina, con lo sguardo rivolto verso la sinagoga, il cardinale ha ricordato di aver partecipato alla memoria della deportazione degli ebrei. «Insieme speriamo e lavoriamo per una città più umana – ha detto il vicario -, dove l’antisemitismo e ogni forma di insensato odio razziale siano banditi».

Il sindaco di Roma Virginia Raggi ha atteso l’arrivo della statua a ponte Garibaldi dove ha fatto un omaggio floreale alla Vergine. Cinquemila mascherine sono state distribuite dall’arciconfraternita ai tanti fedeli presenti che hanno partecipato anche alla processione a piedi fino alla chiesa di Sant’Agata. A don Pablo Castiglia, segretario particolare del cardinale vicario, che proprio ieri ha festeggiato 18 anni di sacerdozio, i confratelli hanno donato lo scapolare, annoverandolo tra i membri effettivi della confraternita.

26 luglio 2021