La Madonna del Carmine pellegrina per le vie di Trastevere

La processione e la Messa del vescovo Libanori hanno aperto la Festa de’noantri. Dal presule l’invito a rafforzare «i vincoli di una solidarietà intelligente e concreta», contro il rischio di fare del centro storico «una città immaginaria che si desta la notte»

Fede, devozione e tradizione hanno accompagnato sabato 16 luglio la processione che ha ufficialmente dato il via alla Festa de’ noantri, per celebrare la Madonna del Carmine conosciuta anche come Madonna Fiumarola. Quest’anno il tradizionale peregrinare della statua della Madonna del Carmine si è svolto proprio nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della Beata Vergine del Monte Carmelo. Centinaia di romani e turisti hanno atteso l’uscita del simulacro dalla chiesa di Sant’Agata, “salutata” dalla fanfara della polizia di Stato, da lunghi applausi e dal lancio di coriandoli dorati e argentati. Innalzata su una grande “macchina” e sorretta da una ventina di confratelli del Carmine, è stata portata in processione per le vie di Trastevere accompagnata dalla banda musicale della polizia municipale di Roma, mentre al suo rientro c’è stato l’omaggio della fanfara dei bersaglieri.

Una festa che «riunisce generazioni diverse», l’ha definita il vescovo Daniele Libanori ausiliare per il settore Centro, che ha presieduto la Messa solenne nell’adiacente chiesa di San Crisogono. Portare la Vergine «nei luoghi in cui si vive, si lavora, si patisce – ha aggiunto – significa mostrarle i propri desideri e speranze» e uno dei problemi del nostro tempo è proprio «la mancanza di speranza. Quello economico è un problema che si sente in modo immediato, ma la speranza che si sta spegnendo è il problema più forte». Da Libanori quindi un richiamo all’unità, all’accoglienza, perché «la persona è sempre una risorsa», all’ascolto reciproco che crei relazioni solide basate sulla condivisione. Il presule si è soffermato poi sulle «contraddizioni» di Trastevere e di molte zone del Centro storico dove il tessuto sociale «è cambiato profondamente» e le botteghe artigiane hanno lasciato spazio alle attività turistiche. «Le strade lungo le quali si incrociavano la vita e le cure quotidiane dei suoi abitanti – ha affermato – oggi sono il crocevia di turisti di ogni parte del mondo, la cui massiccia presenza, se pure ha portato ricchezza ad alcuni, ha però stimolato in molti casi un’ingordigia di guadagni che ha cambiato il volto popolare e identitario del quartiere».

Trastevere e il centro storico rischiano «di trasformarsi in una industria dello svago più che della cultura –  ha avvertito Libanori -, dove per i meno abbienti e per i poveri non c’è posto e dove a chi vive ai margini resta solamente lo spazio della mendicità. Dobbiamo riconoscere che siamo dinanzi al pericolo serio rappresentato dalla creazione di una sorta di città immaginaria, una Disneyland che con la notte si desta e si sostituisce a quella del lavoro e del pensiero: un luogo di evasione nel quale il popolo della notte finisce per prevalere su quello della vita reale». Per il presule è quindi importante interrogarsi «responsabilmente se il centro di Roma sia in grado di sostenere il carico di manifestazioni a beneficio soprattutto di ospiti – per altro graditi – con un così largo concorso da mettere in serio pericolo il suo ineguagliabile patrimonio di storia e la specificità culturale sua propria». La pandemia e la guerra in Ucraina rappresentano per il vescovo «un richiamo alla responsabilità concreta per il bene comune». L’unico modo per rispondere all’attuale «quadro sociale complesso e a una situazione economica allarmante» è rafforzare «i vincoli di una solidarietà intelligente e concreta, che stia al passo del più debole, per arrivare insieme, per arrivare tutti».

Anche il sindaco Roberto Gualtieri, dopo aver donato il calice di Roma Capitale, ha evidenziato che «ora come mai la città ha bisogno di unità e di impegno per il bene comune». Numerosi i sacerdoti che hanno accompagnato la processione, tra essi don Renato Tarantelli Baccari, primicerio dell’arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima del Carmine. Solitamente per la processione – organizzata nel primo sabato dopo il 16 luglio – la statua indossa abiti sontuosi confezionati da noti stilisti. Quando però questa coincide con la festa liturgica, come quest’anno, «è impegno morale della confraternita mettere al simulacro l’abito marrone, colore dello scapolare», ha spiegato Pietro Solfizi, governatore dell’arciconfraternita.

18 luglio 2022