La legalizzazione del suicidio assistito, una «voragine legislativa»

Il presidente Cei Gualtiero Bassetti al convegno organizzato dal tavolo Famiglia e vita della Conferenza dei vescovi: sarebbe «in contrasto con la Costituzione». L'appello alle forze politiche: urgente dibattito parlamentare

Un appello a tutte le forze politiche a colmare il vuoto legislativo in tema di fine vita, a revisionare la legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento, che di fatto «rappresentano il punto di partenza di una legge favorevole al suicidio assistito e all’eutanasia», e a incentivare il ricorso alle cure palliative «la cui importanza è cruciale nell’offrire il necessario sollievo alla sofferenza del malato». Parlando «a nome della Chiesa italiana», il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, non usa mezzi termini e affronta il tema del fine vita a tutto tondo senza nascondere la sua preoccupazione, a pochi giorni dall’udienza fissata per il 24 settembre, termine indicato dalla Corte Costituzionale al Parlamento per modificare l’articolo 580 del Codice penale che punisce chi aiuta o istiga una persona al suicidio. L’occasione è stata il convegno “Eutanasia e suicidio assistito. Quale dignità della morte e del morire?”, organizzato dal tavolo Famiglia e vita istituito presso la Cei, svoltosi ieri pomeriggio, mercoledì 11 settembre, moderato dal presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari Gigi De Palo.

Il porporato si è rivolto a tutto il governo, dal quale si aspetta «esattamente» il cambiamento che attendeva dal precedente. «Non mi è stato dato e io continuerò anche da solo a lottare per queste stesse cose che sono fondamento non dell’etica cristiana ma dell’antropologia umana». Ha poi rivolto un apprezzamento al presidente Giuseppe Conte, del quale ha condiviso la volontà di parlare in Parlamento di questi temi. Ha quindi ricordato che se Montecitorio non dovesse intervenire entro il 24 settembre, sarà la Consulta a pronunciarsi e potrebbe aprire la strada alla legalizzazione dell’eutanasia in Italia. Se dovesse decidere la Consulta con una sentenza, «il Parlamento avrà abdicato alla sua funzione legislativa e rinunciato a dibattere su una questione di assoluto rilievo», ha affermato Bassetti, il quale a margine dei lavori ha fatto un breve accenno anche al tema dell’immigrazione. A chi gli chiedeva se il nuovo governo deve aprire i porti per far sbarcare i migranti, Bassetti ha risposto con un categorico «certo», aggiungendo che «si tratta di un problema complesso che non si risolve con una battuta».

Il convegno è stato introdotto da Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita, che auspica «una legge dello Stato piuttosto che una sentenza immodificabile della Consulta», e da Tonino Cantelmi, alla guida dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici, che ha lanciato l’appello «a costruire una società solidale dove tutte le vite sono degne di essere vissute».

Tanti gli aspetti analizzati dal cardinale Bassetti, che ha esortato a svegliarsi «dal cinismo economicista che genera una mentalità che guarda solo all’efficienza». Ogni vita è sacra, aveva ribadito prima di lui Anna Micheli, che da 12 anni assiste il marito Gianni in stato di «veglia non responsiva» per un arresto cardiaco. «Centinaia di persone assistono i loro cari in stato vegetativo – ha detto – e nessuno auspica l’eutanasia».

Durante l’incontro, al quale hanno aderito 76 sigle associative del laicato cattolico, Bassetti ha posto l’accento sulla differenza tra l’eutanasia e il rifiuto dell’accanimento terapeutico. Se in quest’ultimo caso «la morte è intesa come un male che ormai non può essere evitato – ha spiegato -, con l’eutanasia essa è direttamente cercata. L’intenzione che muove chi compie l’atto eutanasico non è la rassegnazione davanti alla morte ma la positiva scelta di porre fine all’esistenza del malato». A chi rivendica il diritto al suicidio ritenendo che «esaudire chi chieda di essere ucciso equivalga a esaltarne la libertà personale», Bassetti risponde che «la libertà non è un contenitore» e la decisione di togliersi la vita, anche se dettata dalla sofferenza, «rivela una mentalità diffusa che porta a percepire chi soffre come un peso. È drammatico che la condizione di chi è meno autonomo sia percepita come una zavorra per la famiglia, per la società e per la comunità dei “forti”».

In ambito giuridico il porporato ha invece analizzato l’incompatibilità di una legge favorevole al suicidio assistito con i principi costituzionali e la tutela dei diritti umani. «Per evitare che una sentenza della Consulta provochi lo smantellamento del reato di aiuto al suicidio – ha detto -, la via più percorribile sarebbe quella di un’attenuazione e differenziazione delle sanzioni dell’aiuto al suicidio, nel caso particolare in cui ad agire siano i familiari o coloro che si prendono cura del paziente. Questo scenario, tutt’altro che ideale, sarebbe comunque altra cosa rispetto all’eventualità di una depenalizzazione del reato stesso. Se si andasse nella linea della depenalizzazione, il Parlamento si vedrebbe praticamente costretto a regolamentare il suicidio assistito. Avremmo allora una prevedibile moltiplicazione di casi». L’approvazione della legge sul suicidio assistito, ha avvertito il presidente della Cei, aprirebbe «una voragine legislativa» perché sarebbe in contrasto con la Costituzione. In una società che già seleziona e decide chi nasce e chi no, nella quale «è sempre più difficile vedere bambini down», l’entrata in vigore della legge sull’eutanasia «indurrebbe a selezionare, mediante la formulazione di appositi parametri sanciti dallo Stato, chi debba essere ancora curato e chi non ne abbia il diritto», ha avvertito Bassetti, il quale ha infine spronato la Chiesa a far sentire «la propria voce senza timore, soprattutto quando in gioco ci sono le vite di tante persone deboli e indifese».

12 settembre 2019