La Iuc compie 70 anni e festeggia con 36 concerti

Grande festa per l’Istituzione universitaria dei concerti; primo appuntamento con il recital solistico del pianista ventitreenne cinese Zhi Chao Julian Jia

Grande festa per l’Istituzione universitaria dei concerti; primo appuntamento con il recital solistico del pianista ventitreenne cinese Zhi Chao Julian Jia

È stata la prima a portare il jazz in una stagione classica fin dagli anni ’50 e a far debuttare a Roma compositori e interpreti destinati a un grande avvenire: la Iuc, Istituzione universitaria dei concerti, compie 70 anni di attività e per la stagione in corso offre alla platea romana ben 36 concerti e 17 prime esecuzioni. Il prossimo evento in calendario è il recital solistico del ventitreenne cinese Zhi Chao Julian Jia. Questo nuovo talento del pianoforte si esibirà sabato 21 febbraio, alle 17.30, nell’Aula Magna della Sapienza dove, nel maggio scorso è stato proclamato vincitore del Concorso pianistico internazionale “Casagrande”, aggiudicandosi oltre al primo premio anche i tre attribuiti dalla critica, dal pubblico e dagli studenti dell’ateneo. In scaletta, ci saranno Mozart, i tre grandi romantici Schubert, Chopin e Liszt, fino ad arrivare al primo Novecento con la Sonatina, composta nel 1905, di Maurice Ravel.

La violinista svizzera Rachel Kolly d’Alba è invece la protagonista, assieme al suo prezioso Stradivari del 1732, del concerto del 28 febbraio. Accanto a lei, il pianista Christian Charmorel per un concerto dedicato a quattro grandi compositori di scuola franco-belga: Guillaume Lekeu, César Franck, Eugène Ysaÿe e ancora Maurice Ravel. Di Lekeu sarà eseguita la “Sonata in sol maggiore” del 1892 mentre di Franck la “Sonata in la minore”, composta nel 1886: entrambe considerate il modello dell’immaginaria “Sonata di Vinteuil”, che Marcel Proust evoca più volte nella “Ricerca del tempo perduto” e che rappresentava per lui l’ideale della musica, capace di attivare le forze della memoria e di condurre gli uomini a raggiungere una più profonda conoscenza di se stessi. Lekeu e Franck dedicarono queste Sonate al loro compatriota Eugène Ysaÿe, di cui Rachel Kolly d’Alba eseguirà la Sonata n. 3 “Ballade” per violino solo. A chiudere la serata, Ravel e la sua colorata e travolgente “Tzigane”.

Tra i molti altri appuntamenti, l’attesa (il 14 marzo) è per il debutto italiano de Les Paladins diretti da Jérôme Correas, uno dei migliori ensemble francesi nel campo della musica barocca. Prendono il nome da un capolavoro di Jean-Philippe Rameau e naturalmente per il loro debutto in Italia eseguiranno proprio il grande compositore francese, di cui si celebrano nel 2014 i duecentocinquanta anni dalla morte, mettendolo a confronto con il suo contemporaneo Vivaldi. Umorismo irriverente con il duo Igudesman & Joo – capaci di interpretare in chiave comica i grandi capolavori classici – che dopo il successo del 2011, tornano in Aula Magna il 21 marzo con And now Mozart! Generi musicali diversi si fondono grazie a Avi Avital, primo mandolinista a ricevere una candidatura ai Grammy nella sezione “instrumental soloists”. Il 28 marzo debutterà nella capitale mescolando musica barocca, klezmer e popolare balcanica. Il programma spazia da Bach ai contemporanei – Arvo Pärt e due prime esecuzioni in Italia di Ben Amots e Jonathan Keren – fino ad arrivare al klezmer. Un cartellone dunque variegato ed eclettico quello della Iuc.

Curiosità bizzarra: debutto italiano, il 9 maggio, anche per l’Ensemble di fiati della London Symphony Orchestra che pure ha ben centodieci anni di vita: la più antica orchestra londinese e forse tra le migliori al mondo, guidata all’inizio del secolo scorso da Arthur Nikisch, poi Claudio Abbado, che ne è stato il direttore musicale dal 1971 al 1988, e ora da Valery Gergiev. A chiudere la stagione della Iuc, il 26 maggio, sarà Beppe Barra con la prima romana di “Vurria addeventare”, un affresco sonoro, a cui non è estraneo il teatro, in cui le protagoniste sono la musica e la poesia partenopea dal ‘600 ai giorni nostri, dagli anonimi a Basile, da E. A. Mario ad Armando Gill, da Leonardo Vinci a Pergolesi, fino a De Andrè: tutti rigorosamente rivisitati in dialetto napoletano.

 

20 febbraio 2015