La guerra in Ucraina vista dai piccoli

Maryna, insegnante di religione a Garbatella, originaria di Kiev e in Italia dal 2004, racconta il lavoro accanto agli alunni e ai colleghi Disegni e cartelloni, «bambini molto sensibili»

Myroslava ha 8 anni, viene da Kiev e porta nel suo nome un segno di speranza perché in ucraino significa “colei che è gloriosa nella pace”. A raccontare di questa bambina, come tante altre scappata dalla guerra in queste ultime settimane, è Maryna Sokolovska, 39 anni e insegnante di religione cattolica della diocesi di Roma, anche lei originaria di Kiev e in Italia dal 2004. «Myroslava non è una mia alunna – spiega la docente dell’Istituto comprensivo “Piazza Damiano Sauli” alla Garbatella – ma in questo tempo di inserimento sto aiutando lei e i colleghi facendo in qualche modo da interprete».

Quando Maryna ha spiegato a Myroslava che «ora imparerà una nuova lingua, cioè l’italiano – sono ancora le parole della maestra -, lei mi ha risposto che non farà in tempo ad apprenderla perché presto tornerà a casa sua». Forte il desiderio di ritorno alla normalità, quella che «è stata costretta a lasciare, soffrendone molto, nonostante sia una bambina estroversa e solare». Nella scuola che ha accolto Myroslava – che con la mamma ha trovato ospitalità in un istituto religioso -, «la sua classe, così come diverse altre, ha lavorato sul tema della pace – racconta Maryna -, realizzando disegni e cartelloni che riportano la bandiera dell’Ucraina e non solo, genericamente, la bandiera con i colori dell’arcobaleno o il simbolo della pace» e questo «mi pare un bel modo per guardare davvero in faccia la realtà della situazione: c’è un Paese che è stato aggredito e che si sta difendendo».

La docente testimonia come «i bambini sono molto sensibili rispetto a questa guerra» e riferisce di come «una mia classe in particolare, la quarta, si è dimostrata molto coinvolta dalla mia personale situazione», interessandosi «su come fare per convincere anche mio padre a raggiungermi in Italia». Se la mamma di Maryna è infatti venuta a Roma «e ora dalla metà di marzo vive con me a Santa Marinella, cosa che ancora non mi sembra vera – sono le parole emozionate dell’insegnante -, papà ha scelto di restare a Kiev, specialmente perché non se la sente di lasciare soli i miei nonni, che vivono in un piccolo villaggio in campagna e stanno dimostrando un coraggio che mi stupisce, affidandosi tanto alla preghiera». È proprio nella famiglia paterna – «fin dalla mia bisnonna» – che Maryna individua «le radici e i semi della mia fede e del mio desiderio di testimoniare e trasmettere la Parola di Dio», sottolineando come «i più anziani in Ucraina sono i custodi di una spiritualità e di una sete di credere nate dopo la caduta dell’Unione Sovietica, mentre prima nelle scuole si insegnava l’ateismo».

In particolare Maryna ricorda «quando da bambina papà, che è un diacono permanente, mi accompagnava con lui in chiesa per la Messa nell’unica parrocchia del nostro quartiere. Anche se capivo poco, per me era un posto bello perché sapevo che lì c’era Gesù e raccoglievo dei fiori per offrirglieli». Ancora, l’insegnante, che ha completato alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma gli studi teologici intrapresi all’Istituto di scienze religiose di Kiev, conserva con affetto il ricordo dei «tanti racconti che mio padre mi faceva sulla vita dei santi che mi affascinavano, come san Francesco o Padre Pio».

Guardando alla situazione attuale, Maryna riferisce quello che le racconta il padre ossia che, dopo il ritiro delle truppe russe, «a Kiev sembra che la vita stia tornando alla normalità anche se la minaccia rimane costante». E tuttavia «tante case sono state distrutte, anche proprio nella zona dove vivevo, ed è stato necessario creare nuovi cimiteri per i tanti morti». Di quel 24 febbraio, quando l’Ucraina è stata invasa, Maryna dice che rimane «lo shock e l’incredulità per quello che stava succedendo» e il dolore «per quello che è successo dopo, in particolare a Bucha e a Irpin, posti bellissimi che si trovano a soli 30 chilometri dalla casa dove sono cresciuta».

27 aprile 2022