La guerra in Ucraina, “sfida” a libertà e democrazia dell’Occidente

Nell’auditorium della parrocchia Santa Chiara la serata di sensibilizzazione promossa dal Centro italiano rifugiati. Tra gli ospiti, la direttrice del Tg1 Monica Maggioni e l’ex sindaco Veltroni, con i giornalisti Purgatori e Padellaro

«La libertà e la democrazia». Per l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni è questa la posta che «sentiamo in gioco» nella guerra in corso tra Russia e Ucraina. Vale a dire, «la possibilità di esercitare il libero arbitrio dentro a un sistema di regole condivise». Lo ha spiegato ieri sera, 28 marzo, intervenendo alla serata di sensibilizzazione e raccolta fondi organizzata dal Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) nell’auditorium della parrocchia di Santa Chiara, a Vigna Clara. «Ciò che è più vicino a noi ci tocca maggiormente – ha osservato -. E questa guerra inevitabilmente agisce sulla nostra paura e sulla nostra angoscia, mentre ci distraiamo per altre guerre che pure ci sono nel mondo». Il rischio, ha continuato, è quello dell’«abitudine e assuefazione a questa situazione e a certe immagini» che invece «non possono diventare abituali.

Al di là delle analisi militari e geopolitiche, infatti, dietro e dentro alla guerra in Ucraina ci sono le persone. Questo il messaggio lanciato nel corso della serata. «Per i rifugiati servono azioni dirette e concrete – ha spiegato Roberto Zaccaria, presidente del Cir – e soprattutto c’è bisogno di fare rete con altre realtà impegnate nella cura delle persone e con le istituzioni, senza il sostegno delle quali non riusciremmo a fare quello che facciamo come onlus». Costituitasi nel 1990 in Italia su iniziativa delle Nazioni Unite, l’organizzazione umanitaria «da 32 anni lavora a livello nazionale e internazionale con interventi emergenziali concreti per favorire l’accesso alla protezione delle persone che fuggono da guerre e persecuzioni e per contribuire a costruire condizioni di accoglienza e integrazione dignitose, nel pieno rispetto dei diritti umani – ha spiegato la portavoce Valeria Carlini -. In questa specifica situazione per la crisi tra Russia e Ucraina, in Italia ci sono necessità di intervento per più di 70mila persone e noi siamo attivi con i nostri centri dal Nord al Sud dell’Italia, da Verona e Trieste a Badolato, in Calabria, e fino in Sicilia, passando per Roma e Firenze. Quello che vorremmo fare è andare oltre l’emergenza, operando oggi ma anche domani, sperando che presto sia possibile per queste persone il ritorno a casa, dove intendono tornare. Anche allora ci saremo».

Proprio guardando al domani, il giornalista Andrea Purgatori (conduttore di Atlantide, su La7) ha riflettuto su come i profughi ucraini «hanno giustamente la convinzione di tornare nella loro terra ma si tratterà di un rientro molto problematico, primariamente perché tutto è stato distrutto, e questo significa che dovremo aiutarli per molto tempo». Non solo: «L’Ucraina sarà un Paese dove non sarà facile abitare e immaginare un futuro» dato che «si appresta ad essere un territorio di confine di una nuova guerra fredda», ha aggiunto. Guardando invece all’oggi Monica Maggioni, direttrice del Tg1, ha posto l’attenzione sulla «”fortuna” che hanno i profughi ucraini perché mai prima d’ora c’è stato un Paese con le braccia aperte e un tale moto di accoglienza», a dire che «non sempre altri profughi di altre guerre» ne hanno goduto e questo «è un passaggio di civiltà bellissimo» perché significa che «al di là del dramma, in questa vicenda c’è una lezione più larga: la vicinanza ha rotto il muro della diffidenza e ci sentiamo davvero attraversati da queste storie di vita».

Al centro del dibattito anche la necessità di «parlare della guerra ai bambini perché possano capire pur senza impressionarsi troppo, nonostante la paura e l’angoscia che la guerra suscita, su cui si è soffermato il giornalista Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano). Nel tentativo di dare una risposta, Padellaro ha riportato le parole spese da Papa Francesco su questo tema, in particolare in un’intervista curata da padre Antonio Spadaro, direttore della rivista “La civiltà cattolica”. «Il pontefice – ha spiegato il giornalista – ritiene che chiamare in causa Dio quando si parla della guerra è una mancanza di responsabilità» e per questo si domanda: «Dov’è l’uomo quando c’è la guerra?» Ancora, Padellaro ha riferito quanto il pontefice ha risposto a un bambino che gli chiedeva ragione della sofferenza dei piccoli, anche di quelli interessati dai conflitti. «La mia risposta – ha detto Padellaro citando il pontefice – è solo il silenzio, oppure una parola che nasce dalle lacrime. Non ho paura di piangere, non devi averla neanche tu».

29 marzo 2022