La Grazia e i comandamenti, nell’ultimo libro di Candiard

Il volume presentato nella libreria delle Paoline dal cardinale Reina. L’invito a recuperare un rapporto con «un Dio che ci viene incontro». L’autore: «L’idea è dare voce alla Parola di Dio»

Un dono e un «nutrimento spirituale» che arriva in profondità, pagina dopo pagina. Così, come un «piccolo gioiello», il cardinale vicario Baldo Reina ha descritto “La grazia è un incontro”, l’ultimo libro del frate domenicano Adrien Candiard, intervenendo ieri sera, 11 marzo, alla presentazione del volume edito dalle Paoline, nella libreria di via della Conciliazione, a due passi dalla basilica di San Pietro.

«Seppure in una forma sintetica – ha detto il porporato -, il testo affronta un argomento dalle dimensioni vastissime ossia quello del rapporto tra la Grazia e i comandamenti», tema significativo e interessante specialmente «in questo tempo del Giubileo che pone al centro la misericordia di Dio». In particolare, Reina ha riflettuto sul tema teologicamente «divisivo nella Chiesa, fin da san Paolo, delle opere e della giustificazione mediante le opere, rispetto a cui ogni cristiano si interroga»; infatti, ha osservato il cardinale, «se io sono stato giustificato da Cristo, qual è il valore delle opere?». E, meglio, «sono io che mi giustifico compiendo cose buone o è Dio che mi rende giusto e mi “aggiusta”?» La Grazia, ha spiegato Reina guardando ancora alla riflessione teologico-biblica di Paolo, «arriva gratuitamente e io la accolgo o stando fermo, e in questo si intravede il rischio di una deriva protestante, o compiendo delle opere per apparire giusto agli occhi di Dio».

Entrambe queste prospettive sono ancora lontane dal «punto di vista giusto» che è quello del discorso della montagna fatto da Gesù sul Monte delle Beatitudini, cuore della riflessione dell’autore francese. Si tratta di scoprire che «Dio mi raggiunge per amore fino alla morte di suo figlio sulla croce e questa gratuità non esclude i comandamenti, che hanno una funzione pedagogica – ha illustrato ancora Reina -: mostrano ed evidenziano i limiti umani, non li cancellano». Il tema così «collocato in un alveo pienamente evangelico», sono le parole del vicario del Papa, «è un fiume di acqua fresca che ti arriva e che ti fa accorgere della bontà di questa proposta d’amore, che non esclude le opere», cioè la componente umana di partecipazione e di risposta inevitabile «a un regalo per il quale non puoi non reagire». Allora, per Reina si tratta di «avere la sapienza di valorizzare un dono fatto da Dio perché mi ama».

Di seguito, il porporato ha considerato l’effetto che il libro di padre Candiard «potrebbe avere nel tempo dell’indifferenza religiosa in cui viviamo, aprendo un varco» perché «mostra che Dio non è lì col dito puntato come un giudice»; dunque, «potrebbe aiutare a recuperare un rapporto con Dio, quello che noi sacerdoti dobbiamo chiederci se siamo in grado di presentare allontanandoci dall’idea del senso del dovere e delle cose da fare», sono ancora le parole di Reina, per far riscoprire invece «un Dio che ci viene incontro». In questo, «il tema della Grazia è una chiave ermeneutica importante», ha chiosato ancora il cardinale riprendendo le parole dell’autore, perché permette di «passare “dalla direttiva alla direzione”» ossia «dai comandamenti alle beatitudini o anche dal provare il sentimento degli obblighi del suddito a sperimentare quello del figlio libero», pervenendo a un «atteggiamento contemplativo, meravigliato ed estasiato». In conclusione, Reina ha puntualizzato come «la scoperta di un Padre che mi ama si fonda su una relazione e su un incontro», laddove è «il Padre che suscita in me il desiderio di tale incontro».

Da parte sua, l’autore, rispondendo alle domande della giornalista dell’Osservatore Romano Silvia Guida, ha spiegato come desideri che «questo libro sia uno strumento che porti a leggere la Bibbia» perché «l’idea è quella di dare voce alla Parola di Dio, fornendo elementi per mettersi davvero in ascolto del discorso della montagna». Un vero approfondimento di tale brano evangelico, ha sottolineato il religioso, permette in particolare di comprendere come «Gesù riconosce il problema del male e lo prende sul serio ma per lottare in modo efficace contro di esso, perché è qualcosa che distrugge l’uomo». Ancora, l’autore ha osservato come intendere la santità e dunque la beatitudine «come “perfezione” ci rovina» perché «si fonda su un’idea rispetto alla quale o siamo troppo rigidi o troppo indulgenti e che dobbiamo abbandonare», per accogliere invece «la gratuità dell’amore di Dio», laddove solitamente «ci sembra logico pensare che solo la responsabilità e la fatica ci faranno arrivare al risultato e così quando falliamo sentiamo come pari a zero il nostro valore».

12 marzo 2025