Giornata per la Vita: rete di solidarietà contro la cultura dello scarto
Il 2 febbraio la sensibilizzazione in parrocchie e comunità a cura del Movimento per la Vita romano. La distribuzione delle primule, «segno di apertura alla vita», spiega il presidente Ventura. Il Progetto Gemma
La Chiesa italiana celebra domenica 2 febbraio la 42ª Giornata per la Vita e come ogni anno il Movimento per la Vita romano si mobilita per sensibilizzare fedeli e non su questo tema. «Saremo presenti in tantissime parrocchie, centri e comunità – spiega il presidente Antonio Ventura – per diffondere il messaggio dei vescovi “Aprite le porte alla Vita” e per offrire solidarietà, conoscenza e aiuto nei casi in cui venga richiesto per la vita nascente». Ci sarà anche l’abituale distribuzione di migliaia di primule: «Sono il segno di apertura alla vita e saranno accompagnate da un messaggio, “Ogni vita annuncia una nuova primavera”, proprio per dare speranza e forza a chi in una società così disgregata, anonima e indifferente non se la sente di affrontare una nuova gravidanza o è in difficoltà nel portarla avanti».
Un sostegno che si concretizza in numerose iniziative, in particolare il Progetto Gemma: «È un aiuto, 160 euro al mese per 18 mesi, che viene dato a una mamma che viene associata a una comunità, a parrocchie o a singoli che contribuiscono per sostenerne la gravidanza. È un piccolo gesto, una goccia nel mare di esigenze che ci sono ma che riteniamo importante per dare un segnale specifico, in un periodo in cui si affacciano non solo le problematiche legate all’aborto ma più in generale al rispetto della vita. Penso alla questione della denatalità che affligge la società italiana come pure i tentativi di manipolare la natalità. Sono agghiaccianti notizie come quella di Otis, il bambino concepito e impiantato in due uteri, commentata sul nostro foglio Informavita, che sarà distribuito con le primule».
C’è un passaggio, nel messaggio dei vescovi, che fa riferimento alle parole di Papa Francesco del settembre scorso, in cui si legge: «Incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospitalità reciproca potremo spalancare le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di arrenderci alle varie forme di eutanasia». Questo è un “fronte caldo”, soprattutto dopo la sentenza del caso Cappato. Qual è il vostro impegno? «Il primo è una pressione specifica: la sentenza della Consulta ci ha lasciati molto perplessi. Il problema si sta trasformando ed estendendo, come purtroppo avevamo preventivato, perché il concetto di malato terminale si allarga a disabili, adolescenti depressi, malati mentali, anziani autosufficienti e non. C’è una discrezionalità impressionante sul tema dell’accoglienza e della non accoglienza della vita. Occorre fare chiarezza, anche terminologica, su questioni di falsa pietas, come il suicidio assistito. È una forma subdola di manipolazione dell’opinione pubblica: si sta facendo largo un’anestetizzazione delle coscienze. È importante che quanti sono impegnati nell’accoglienza e i laici di buona volontà formino una rete di solidarietà per fermare quella cultura dello scarto di cui tanto parla il Papa».
Sarà la prima Giornata per la vita senza Roberto Bennati, lo storico presidente di Federvita Lazio e vicepresidente nazionale del Movimento, scomparso nell’ottobre scorso. «Anche se non c’è più, Roberto è vivo – conclude Ventura -. Tante iniziative avviate insieme stanno portando frutto: abbiamo chiaro che la vita non finisce con la morte. Penso che oggi avrebbe solo voluto un impegno ancora più forte al servizio della vita».
30 gennaio 2020