La fuga di notte in Egitto, promessa e speranza

Prosegue il cammino della Roma verso il Giubileo del 2025, con un viaggio alla scoperta delle “impronte” dell’Esodo sulla vita di Gesù narrata nei Vangeli

La dinamica dell’esodo lascia la sua impronta su tanti altri libri e storie, comuni e personali, successivamente narrate nel canone biblico. È impossibile non vedere l’orma impressa anche sulla storia di Gesù che i Vangeli, se pur in modi differenti, interpretano e offrono ai lettori. Come l’Israele antico, come Mosè, anche Gesù vive le luci e le ombre, i patimenti e le speranze, dell’esperienza dell’esodo. Nella sua vita troviamo, in realtà, molti esodi.

Il primo accade – secondo il Vangelo di Matteo – nella sua primissima infanzia, quando ancora Gesù era un neonato che un angelo di Dio aveva affidato alle cure di Giuseppe. Fu, infatti, il suo padre adottivo a guidare il primo viaggio di Gesù, dalla Giudea all’Egitto, e a fare del figlio di Dio un figlio di migranti. La spinta venne da quello stesso angelo che gli apparve, per la seconda volta, in sogno e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto » e Giuseppe non fece che ubbidire: «Egli si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto». Un esodo forzato che le male intenzioni del re Erode avevano indotto. La famiglia di Gesù deve scappare dalla propria terra per salvare la vita al suo bambino. È un esodo di disperazione e di coraggio, allo stesso tempo. Essi partono di notte, per non essere fermati, come succede a tanti migranti o profughi di oggi.

Le prime notti di Gesù nel mondo non sono ospitali come dovrebbero: i piccoli hanno bisogno di una culla per sbocciare, pian piano, alla vita; hanno bisogno della pace di una casa per crescere sicuri e sereni. Quest’esodo infantile fu per Gesù uno strappo, uno sradicamento ma, allo stesso tempo, un riparo, un salvacondotto. La terra straniera dell’Egitto fu infatti, per lui, provvidenziale. Quell’esodo così precoce gli permise di restare superstite mentre dei suoi coetanei – innocenti! – a Betlemme veniva fatta una strage. Una vicenda tragica che colora di sangue la nascita
stessa di Gesù. E che conferisce all’esodo un valore straordinario come mezzo di salvezza, modo in cui, dinanzi alla minaccia della morte, si può restare in vita.

Questo vangelo dell’infanzia di Gesù ci permette di riflettere a fondo sul senso di ogni esodo, anche quello che coinvolge i bambini: spesso pensiamo che il restare dentro confini noti, stabili, tradizionali, sia garanzia di vita e di futuro mentre è vero il contrario. Anche gli Israeliti del tempo dell’Esodo pensavano di essere sicuri in Egitto ma, al contrario, proprio i loro figli maschi perdevano la vita appena nati. Invece, i figli e i nipoti di quelli che ebbero il coraggio di uscire trovarono casa e futuro nella terra di Canaan. Ogni volta che vediamo una famiglia costretta ad “alzarsi di notte” e lasciare il proprio Paese, pensiamo che nella sua perdita e nella sua paura Dio scrive una promessa e accende una speranza.

13 settembre 2021