La forza di saper fiorire nel posto che ci è dato
Dal racconto di due episodi la saggezza degli anziani consegnata in dono agli adolescenti: il coraggio di vivere come un dono di bellezza l’anno che sta iniziando. Anche a scuola
Inizia l’anno nuovo, inizia anche per questa rubrica che ha a che fare con adolescenti; il modo migliore è per me quello di raccontare due episodi che riguardano due persone anziane: proprio da loro ho ricevuto le parole più importanti in questo tempo, parole che mi sono sembrate le migliori possibili, per me anzitutto, ma anche per chi sta all’inizio di quella strada che i miei due interlocutori hanno percorso a lungo e lontano.
Il primo episodio riguarda una persona saggia e un fatto capitatogli proprio negli ultimi giorni dell’anno appena passato. Erano andati a trovarlo due amici con il loro figlioletto di quattro anni, a suo dire «solare e gioioso come la primavera». A un certo punto il bambinetto, girando per la casa di questa persona, ha trovato uno di quei piccoli calendari formato carta da gioco, che un tempo si vedevano spesso e ora meno. S’è avvicinato all’anziano e «con un sorriso ancora più bello» glielo ha dato dicendogli: «Lo vuoi questo regalo? Te lo faccio io questo regalo».
L’anziano mi ha detto: «Quando sono andati via ho continuato a pensare a quel gesto, che mi aveva commosso e divertito. Poi la sera addormentandomi ho capito il perché. Io ho ottantasei anni, quest’anno potrebbe essere anche il mio ultimo, è nelle cose. Allora mi sono sentito investito della responsabilità di viverlo bene quest’anno, nella pienezza. Ecco, il calendarietto di quel bimbo mi ha fatto pensare a questa cosa, che mi pare una cosa bella e che per questo la dico anche a te che mi sembri un po’ cupo». Sì, ero arrivato a quell’incontro inquieto e triste, ne uscivo rinfrancato, con la percezione del valore alto di quell’investitura, di quell’invito a riflettere su quanto sia prezioso e bello il tempo che ci è dato, tanto più un anno nuovo ancora tutto da scrivere come un foglio bianco.
Il secondo episodio è direttamente legato al primo. Quando ho raccontato di questo colloquio a mia moglie, lei a un certo punto ha fatto riferimento a un’altra donna saggia, di vita lunga e piena e che ora non c’è più: una donna contadina, con la guerra nella primavera della vita, poi la fabbrica, la cascina, un matrimonio voluto e difeso, i figli, il male e il bene, la vita e la morte impastati per novant’anni di esistenza. Fino all’ultimo, specie nell’età più avanzata, aveva custodito e donato a molte persone parole importanti, anche a noi due, amici di suo figlio Pietro e che lui spesso ci riportava. Di tutte le parole necessarie che una donna come Agnese – così si chiamava – ripeteva ai figli, ai numerosi nipoti, ai tanti che l’hanno conosciuta, e anche a noi che l’abbiamo sentita raccontata, c’è una frase che mia moglie l’altro giorno mi ha ridetto: «Ricorda sempre: l’importante è fiorire laddove il Signore ti ha piantato».
Ecco, il coraggio e la saggezza per vivere come un dono di bellezza l’anno che ci è stato consegnato, la dignità e la forza adulta di sapere fiorire nel posto che ci è dato in sorte: chissà se in qualche modo riuscirò a portare in classe intenzioni così importanti.
11 gennaio 2022