La donna (e il ragazzo) dell’anno, il coraggio e la “normalità” dei prof

Omaggio alla professoressa sfregiata al volto da uno studente ma anche a tutti gli insegnanti che ogni giorno danno cultura, umanità, intelligenza e fanno il bene della scuola italiana

Ieri a scuola, sul tavolo dell’aula insegnanti, c’era una copia di un settimanale di un importante quotidiano nazionale. In copertina c’era il bel primo piano di Franca Di Blasio, insegnante, e il titolo «La donna dell’anno». Franca Di Blasio, ce lo ricorderemo tutti, è l’insegnante dell’Ettore Majorana di Santa Maria a Vico, sfregiata al volto con un coltello da un suo studente. Un’insegnante che ha avuto la forza e il coraggio di non maledire quel ragazzo e di tornare a scuola tra gli stessi banchi. Nella banalità dei compendi mediatici dell’anno giunto al termine un riconoscimento dunque emozionante, giusto e intelligente.

Mentre sfogliavo quella rivista, nell’attesa della campanella, un pensiero però mi si è imposto fino ad arrivare all’idea di condividerlo. Si tratta di un avvertimento già personalmente affrontato l’anno passato e che non riguarda ovviamente il fatto in sé (sul quale c’è poco da aggiungere se non il ribadire l’orgoglio per la presenza di insegnanti straordinari come la professoressa Di Blasio), quanto il rischio di narrazione indiretta che mi è sembrato cogliere anche questa volta.

La donna dell’anno è un’insegnante vittima di una violenza efferata, gravissima. In un anno in cui gli episodi scolastici di violenze agite e subite sembrano essere aumentati esponenzialmente, un fatto come questo pare di riflesso mettere il definitivo sugello su una presunta degenerazione della scuola italiana oramai irrimedibile, abitata da alunni adatti più a un cella che un’aula. Perché una donna dell’anno che è una insegnante vittima di una violenza del genere porta con sé, per paradosso, anche la narrazione di uno studente dell’anno capace di un gesto del genere, dei tanti studenti dell’anno che ci siamo sentiti raccontare quasi allo sfinimento, capaci di mettere a ferro e fuoco le nostre scuole.

Ecco, io credo che in tutto questo si annidi un rischio serio e per il quale occorre avere il coraggio continuo di affermare un’altra realtà, al di là di questo tipo di referto. Anche io sono convinto che la professoressa Franca Di Blasio meriti davvero di essere nominata donna dell’anno per la sua testimonianza alta, forte e mite, della possibilità di essere ancora e nonostante tutto al proprio posto.

Ma sono convinto che fosse meritevole di un tale riconoscimento anche e soprattutto negli anni precedenti e che lo sarà negli anni che verranno, anni in cui lei e tutte le professoresse e professori Di Blasio d’Italia, nella normale straordinarietà del proprio lavoro, hanno cresciuto e cresceranno generazioni di ragazzi, hanno dato e daranno cultura, umanità, intelligenza, hanno fatto e faranno il bene della scuola italiana, lontano dal clamore dell’evento, al riparo dai giudizi affrettati e inconsapevoli, nella quotidianità quasi sempre serena di una vita spesa tra i banchi.

Perché poi, sarà un mio cruccio, ma il rischio della vulgata mediatica sembra essere sempre quello: il volere fare prevalere un racconto della scuola come luogo del fallimento delle realtà educative, come luogo della constatazione della degenerazione senza speranza di ragazzi senza futuro, di un Paese che naufraga proprio nel luogo seminale della costruzione del proprio avvenire e della propria identità. No, la scuola oggi non è questo, non è mai stata questo, non sarà e non potrà mai essere questo.

 

19 dicembre 2018