“La cura della casa comune”, una sfida da vincere insieme

A confronto, nell'Incontro "Popoli fratelli Terra futura", leader religiosi ed esperti dal mondo. Il cardinale Zuppi: «Urgente correggere il cammino con impegno». Lo strumento della Carta costituzionale, «modello modernissimo di cultura del noi»

Il 30 e il 31 ottobre Roma ospiterà il G20 e dal 35° Incontro internazionale di dialogo e preghiera per la pace “Popoli fratelli Terra futura”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, arriva un appello al presidente del Consiglio Mario Draghi affinché la Capitale accolga per la prima volta il G21 includendo l’Unione africana. Jeffrey Sachs, consigliere speciale del Segretario generale Onu, durante il forum dedicato a “La cura della casa comune” svoltosi questa mattina, 7 ottobre, nella sala congressuale del Convention Center “La Nuvola”, ha «supplicato» che il prossimo G20 diventi G21 «per avere un’assemblea rappresentativa che riesca a prendere decisioni urgenti». Far sedere al vertice anche l’Africa significa dare voce a «1,4 miliardi di persone – ha specificato Sachs -. I paesi del G21 arriverebbero al’88% del Pil mondiale e un consesso così composto sarebbe in grado di fare passi decisivi per il rispetto degli obiettivi di riduzione delle emissioni e per elaborare una campagna vaccinale universale contro il Covid-19 che non escluda nessuno».

La salvaguardia dell’ambiente, la giustizia verso i poveri della terra, l’urgenza di invertire la rotta e trovare soluzioni a un’economia « distorta» che persegue soltanto il profitto, l’impegno di tutti per azzerare le disuguaglianze tra esseri umani, sono stati i temi trattati durante l’incontro introdotto dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio, per il quale «si continua ad esitare a prendere delle scelte pur ben consapevoli di camminare sull’orlo di un precipizio. È ormai urgente correggere il cammino con impegno». Sullo sfondo, sempre l’enciclica Laudato si’ scritta da Papa Francesco nel 2015, documento sull’ecologia integrale. «Purtroppo non è invecchiata» perché le ragioni per le quali Bergoglio l’ha pensata «sono ancora lì in attesa di soluzioni da prendere quanto prima», ha detto il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. Alla vigilia di tre appuntamenti importanti, «le preoccupazioni sono ancora tutte attuali e gli impegni presi in passato sono diventati auspici o lettera morta», ha aggiunto. In calendario ci sono la Cop15, che si terrà online dall’11 al 15 ottobre, a seguire il vertice G20 di Roma il 30 e il 31 ottobre e subito dopo la Cop26 di Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre. Appuntamenti che si spera possano dotare le nazioni in crisi «di strumenti necessari per risanare divari». Magari ispirandosi anche alla Costituzione italiana, che per l’arcivescovo di Bologna è «un modello modernissimo di cultura del noi», dal quale le nazioni potrebbero attingere «per ripudiare lo sfruttamento dell’ambiente e promuovere la pace e la giustizia. La Carta costituzionale – ha proseguito Zuppi che per anni ha collaborato con la Comunità di Sant’Egidio ed è titolare della chiesa omonima a Trastevere – è il frutto della  dolorosa consapevolezza della generazione uscita dalla seconda guerra mondiale impegnata nella ricostruzione di una casa comune. Quel testo ripudia la guerra, che per una stagione era sembrata una strada da percorrere, e indica una via nella limitazione di parti della sovranità nazionale a favore di organizzazioni internazionali per giungere ad un ordinamento che promuova pace e giustizia. Potrebbe essere un modello per tutti gli Stati del mondo per elaborare una grammatica del noi e strade concrete per la transizione ecologica».

Da David Rosen, già rabbino capo di Irlanda, l’invito ad adottare uno stile di vita sano e una dieta vegetariana per la cura della casa comune. La minaccia per la salute umana «deriva anche dalle abitudini alimentari – ha affermato -. La produzione di prodotti alimentari di origine animale è la principale causa del riscaldamento globale e qualsiasi etica religiosa seria riguardo alla cura della nostra casa comune deve esigere che riduciamo e, se possibile, rinunciamo del tutto ai prodotti alimentari di origine animale e adottiamo il più possibile una dieta a base vegetale». Tra i relatori erano presenti anche Sudheendra Kulkarni, fondatore del “Forum for a New South Asia”, e Liberata Mulamula, ministro degli Affari esteri della Tanzania.

7 ottobre 2021