Corruzione e criminalità organizzata come due realtà che «si intrecciano tra loro». Per il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone si tratta di una consapevolezza emersa «da alcuni anni a questa parte, ben prima dell’arrivo di Mafia Capitale». Ne ha parlato ieri sera, 28 febbraio, durante la presentazione del libro “Pane sporco. Combattere la corruzione e la mafia con la cultura”, a cura di Vittorio Alberti, filosofo e membro del Comitato scientifico del Cortile dei Gentili. Sono stati proprio gli esiti delle indagini, ha spiegato Pignatone, che del libro firma anche l’introduzione, «che hanno permesso di leggere questo modus operandi delle organizzazioni criminali. Le mafie hanno ormai capito che non conviene loro affidarsi troppo all’uso della violenza, ma è preferibile utilizzare lo stratagemma della corruzione». Secondo il procuratore capo di Roma, al di là dell’esito dei processi, «è importante che oggi ci sia la consapevolezza che in Italia c’è un problema di mafia e corruzione che si intrecciano a vicenda. Ecco perché, di fronte a emergenze diverse, servono strumenti di contrasto diversificati».

Dall’autore del libro è arrivato l’invito a indagare «le ragioni storiche» del dilagare della corruzione, a cui in Italia si assiste «così spesso». Secondo il filosofo, anche durante lo stesso caso di Mafia Capitale «è mancato un momento di confronto o un’azione di critica dal punto di vista culturale. Gli intellettuali, che rivestono una grande importanza sociale, dovevano far sentire di più la loro voce». Ha parlato invece di «paura di affrontare una questione così delicata» monsignor Silvano Tomasi, del dicastero pontificio per il Servizio dello sviluppo umano integrale, riferendosi al silenzio su corruzione e organizzazioni criminali registrato in questa campagna elettorale. «Questo – ha osservato – dimostra  la superficialità del dibattito politico, ma soprattutto indica la paura di affrontare una questione così delicata, che non lambisce soltanto i livelli più alti dello Stato ma anche la vita quotidiana delle persone».

Secondo il vescovo, «i cittadini sono tentati ogni giorno dalla corruzione per riuscire a farsi strada, specie di fronte alle inefficienze della società». La questione di fondo, allora, è che «bisogna creare una mentalità che valorizzi il rispetto delle persone ma soprattutto il rispetto dei diritti umani». Ancora, «bisogna stimolare di più i rapporti corretti tra i cittadini e lo Stato e tra i cittadini stessi, in modo che si possa vivere con sicurezza e dignità, senza aver bisogno di trovare delle scorciatoie che sono eticamente inaccettabili».

La postfazione del libro è affidata a don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Coinvolta attivamente nella diffusione dei contenuti del volume anche l’associazione “Riparte il futuro“, che ha preso parte alla presentazione: un’organizzazione non profit che promuove la trasparenza e la certezza del diritto grazie al web.

1° marzo 2018