La comunità parrocchiale di Villa Fiorelli ricorda don Santoro

A Santi Fabiano e Venanzio la veglia in ricordo del parroco partito nel 2000 come fidei donum per la Turchia – dove è stato ucciso nel 2006 -, con don Faraghini

La parrocchia romana dei Santi Fabiano e Venanzio, nel quartiere di Villa Fiorelli, è stata l’ultima che don Andrea Santoro ha guidato, fino al 2000, prima di partire come sacerdote fidei donum per la Turchia, dove il 5 febbraio 2006 è stato ucciso con due colpi di pistola alle spalle mentre, inginocchiato all’ultimo banco della parrocchia di Santa Maria a Trabzon, pregava con la Bibbia tra le mani. A 16 anni dal martirio, venerdì 4 febbraio, la comunità dove don Andrea ha esercitato il suo ministero dal 1994 al 2000 lo ha ricordato con una veglia di preghiera presieduta da don Gabriele Faraghini, rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore. La comunità attende da tempo di accogliere il corpo di don Andrea, che sarà traslato dal Verano: il sarcofago è già pronto, manca solo il via libera definitivo del Comune di Roma.

Don Gabriele, che nutre una «personale grande ammirazione per don Andrea», ha ricordato che «per puro caso» il suo ministero sacerdotale si è più volte intrecciato con quello del confratello. Fu don Santoro il primo ad amministrargli i sacramenti della confessione e della prima comunione. Dal 2017, divenuto rettore del Seminario Maggiore, dove don Andrea aveva completato la sua formazione teologica, ne cura gli scritti privati e pastorali che vi sono custoditi. Nello stesso seminario si sta formando un seminarista turco che «porta nel cuore la testimonianza di don Andrea, percepita quando non era ancora cristiano», ha proseguito don Faraghini ricordando la sua appartenenza alla fraternità dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas di cui è procuratore generale. «Don Andrea – ha detto – apprezzava molto i Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld. Inoltre, i due testimoni del Vangelo sono accomunati dalla stessa morte violenta. Innamorato di Dio e dell’uomo, don Santoro era ben consapevole che il suo desiderio di seguire Gesù lo avrebbe portato alla morte».

Durante la serata sono stati letti stralci delle lettere che don Andrea scriveva da Trabzon. Il 5 settembre 2004 esprimeva il desiderio di essere «“finestra” tra mondi lontani, tra Medio Oriente e Occidente, tra islam e ebraismo e Chiese cristiane, luogo di comunicazione e di incontro», tanto che a Roma anni prima aveva già fondato l’associazione Finestra per il Medio Oriente, che tutt’oggi si propone di favorire la conoscenza, il dialogo, l’incontro e la comunione tra il mondo medio orientale e quello occidentale. Convinto che lui per primo dovesse essere di esempio, iniziò a seminare amore verso tutti, consapevole di rischiare anche la vita. «I suoi due grandi fari erano Dio e il prossimo – ha concluso don Gabriele -. Chiediamo al Signore il dono della fede, di saper anche noi metterci per primi alla sequela di Gesù».

Per il parroco di Santi Fabiano e Venanzio, don Fabio Fasciani, in «questo tempo di grosso disorientamento sociale, sanitario, spirituale, abbiamo bisogno di testimonianze credibili, di qualcuno che indichi la via da seguire. Tante sono le voci e i maestri che a volte si impongono nelle nostre vite ma ci possiamo fidare solo di coloro che la vita l’hanno data gratuitamente». Come annunciato da Maddalena Santoro, sorella di don Andrea, sabato 5 febbraio il giaccone che il sacerdote indossava al momento del martirio è stato consegnato alla comunità di Trabzon da monsignor Massimiliano Palinuro, vicario apostolico di Istanbul e amministratore apostolico dell’Esarcato per i fedeli di rito bizantino residenti in Turchia, già parroco a Trabzon. Invece la sua Bibbia in lingua turca, trafitta da uno dei proiettili che lo uccise, dal 2020 è esposta nella parrocchia Gesù di Nazareth, da lui guidata per 12 anni.

7 febbraio 2022