La Compagnia di Gesù e la sfida a «riformarsi e uscire»

Il nuovo preposito generale Arturo Sosa rivolge il suo grazie al predecessore Adolfo Nicolas e illustra le priorità per l’immediato futuro

Il nuovo preposito generale Arturo Sosa rivolge il suo grazie al predecessore Adolfo Nicolas e illustra le priorità per l’immediato futuro

«Sento di aver bisogno di aiuto: non è una cosa che posso fare da solo. Del resto, questa è la Compagnia di Gesù e quindi confido che Gesù stesso se ne faccia carico. Da parte mia, spero di non porre troppi ostacoli. E poi mi fido dei miei compagni». Nella prima conferenza stampa all’indomani dell’elezione, si è presentato così padre Arturo Sosa, nuovo preposito generale della Compagnia di Gesù. «Cerco di non perdere il mio nome. Arturo. Il nome di una vita, il nome di mio padre e di mio nonno – ha detto -. Invece “generale” arriva molto dopo». Quindi il grazie al suo predecessore, padre Adolfo Nicolas: «Si è già congedato dai due Papi ed è pronto per una nuova missione. Dopo un breve periodo di riposo in Spagna, si preparerà per rientrare nelle Filippine, per andare lì dove il suo provinciale lo ha destinato. Farà il padre spirituale in un centro pastorale. Mi tocca molto la sua libertà e il suo desiderio di continuare la sua missione come “semplice” gesuita».

A introdurre il nuovo generale, il 31°, ai giornalisti riuniti nell’Aula della congregazione della Compagnia di Gesù è stato, in qualità di amico, padre Federico Lombardi. Padre Sosa, ha evidenziato, è il primo generale non europeo, proveniente dall’America latina. «La Compagnia ha confermato la sua apertura agli orizzonti internazionali: i tre precedenti generali, pur essendo nati in Europa, sono vissuti in Asia». Un mandato, il suo, in continuità con quello di padre Nicolas, che più volte lo ha richiesto a Roma per lavorare in Curia generale. Tanto che due anni fa padre Sosa è diventato delegato per le case e le opere internazionali a Roma.

Il preposito ha ricordato che la 36a Congregazione generale, dopo la sua elezione, è entrata nella fase deliberativa. «Nei prossimi giorni – ha detto – discuteremo con i delegati sugli orientamenti del futuro prossimo della Compagnia. Lo faremo prendendo in considerazione le varie richieste pervenute da tutte le parti del mondo. Non ridiscuteremo il senso della nostra missione oggi: il servizio della fede e la promozione della giustizia, tenendo conto della diversità culturale e del dialogo. La 35a Congregazione generale aveva già individuato alcune priorità che rimangono attuali, come il dialogo interreligioso, la questione dei rifugiati e dei flussi migratori, le situazioni di crisi dovute alle mutate condizioni economiche, il ruolo delle case internazionali a Roma».

Al momento, ha continuato padre Sosa, «non è ancora chiaro neppure a me quali saranno le linee di governo. Come padre generale, io sono chiamato a mettere in pratica i decreti che verranno decisi dalla Congregazione stessa e riceverò delle raccomandazioni su quali saranno i punti di attenzione che dovrò tenere presenti. La Congregazione di fatto rimane l’organo supremo di governo della Compagnia». In questi giorni dunque la 36a Congregazione generale procederà a formare il nuovo governo, in particolare scegliendo gli assistenti ad providentiam (coloro che aiutano il generale a vigilare sul buon governo della Compagnia), l’ammonitore (che si prende cura della sua vita spirituale) e gli assistenti regionali.

Interrogato dai giornalisti sulla relazione con Papa Francesco, padre Sosa ha ricordato di averlo incontrato nella 33a Congregazione e poi in altre occasioni fino a quando, da pontefice, lo ha ricevuto al Collegio internazionale del Gesù e in altre quattro o cinque occasioni in quanto delegato delle case internazionali della Compagnia che sono direttamente connesse con il Papa stesso. E ha aggiunto: «È facile entrare in comunicazione cordiale con Francesco». Per quanto riguarda invece le «sfide dell’impossibile», ha spiegato che «la Compagnia si poggia su due “gambe”: la prima è la fede in Dio che ci invita a fare quello che speriamo», anche se sembra impossibile. «Di fronte al potere economico, al narcotraffico, al commercio delle armi, al traffico delle persone – ha citato ad esempio -, i poteri sono così forti che sembrano imbattibili. Ma noi diciamo è possibile costruire un mondo diverso dove tutti possono avere cibo, casa e scuola». La seconda “gamba” indicata dal nuovo generale è «la profondità intellettuale: se non cerchiamo di approfondire la conoscenza scientifica e culturale per capire cosa succede non è possibile che l’impossibile accada». Per questo, ha osservato, la Compagnia investe tanto nella formazione dei Gesuiti e nell’apostolato educativo.

Riguardo alle sfide nell’immediato futuro, Sosa ha ricordato che già il suo predecessore aveva invitato tutti i Gesuiti a riflettere in preparazione alla Congregazione. «Dalle risposte giunte da tutte le provincie del mondo – ha osservato -, la parola più ricorrente è “riconciliazione”. In tutte le regioni del mondo si sente questa ferita profonda della divisione dei conflitti e della violenza sul creato». Mutuato direttamente dall’invito di Francesco a «fare chiasso» come Chiesa, invece, l’invito del generale a non avere paura di buttarsi nei conflitti. «La Compagnia – ha detto – non deve difendere se stessa, non conformarsi a quello che c’è e neppure a quello che la Chiesa è. Ma deve riformarsi e uscire».

19 ottobre 2016