La chirurgia mininvasiva per la calcolosi renale complessa

La patologia colpisce tutti, dai 20 agli 80 anni. Oggi le nuove tecnologie offrono strumenti più veloci ed efficaci, con vantaggi per i pazienti

La calcolosi renale colpisce tutti e a tutte le età, dai 20 agli 80 anni. La manifestazione di questa patologia è nota: nelle cavità renali si formano dei “sassolini” che provocano dolore o sanguinamento. Ma quando il calcolo supera le dimensioni di 2 centimetri o interessa, oltre alla pelvi, anche dei calici renali, si parla di calcolosi renale complessa che si riscontra in prevalenza nelle donne. Le cause di questa maggiore incidenza sono le alterazioni endocrine, metaboliche, le gravidanze e le infezioni urinarie alle quali la popolazione femminile è più soggetta per motivi anatomici.

Chirurgia mininvasiva. Oggi le tecniche mininvasive offrono vantaggi notevoli per i pazienti affetti da calcolosi renali complesse. Una delle metodiche più efficaci è la ECIRS (Endoscopic Combined Intrarenal Surgery: Chirurgia endoscopica intrarenale combinata) che permette alla persona di essere operata in posizione supina e non prona. Ciò consente grandi benefici anestesiologici e una fuoriuscita più facile dei calcoli e dei loro frammenti. La tecnica prevede l’uso combinato di due strumenti: il nefroscopio che entra direttamente nel rene attraverso un tramite creato nella parete lombare e l’ureteroscopio che risale attraverso l’uretere. In questo modo si evitano gli accessi multipli al rene e si accorciano i tempi dell’intervento. Ad oggi, presso l’unità di Urologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma viene eseguita con questa metodica una media di 30 interventi l’anno. Una cifra ben superiore allo standard di 25 operazioni consigliato dalla Società Europea di Urologia (EAU).

Caldo secco. L’aspetto climatico e l’abitudine a bere più o meno acqua sono i principali fattori che influenzano la comparsa della calcolosi renale. L’incidenza di questa patologia infatti aumenta nelle regioni del Sud e nelle zone con clima subtropicale semiarido, dove l’organismo perde liquidi attraverso la sudorazione. In questi casi, nel rene si concentrano maggiormente i soluti ed è più facile la formazione dei calcoli. Esistono poi cause genetiche più rare.

Prevenzione. Per evitare la calcolosi, nella gran parte dei pazienti, non servono regimi alimentari particolari. No quindi a diete ipocalciche: basta bere la giusta quantità di acqua, tenendo in considerazione il livello di sudorazione e la perdita di acqua con la respirazione o mentre si parla. Un indicatore è, ad esempio, la quantità di urina che, per tutti, dovrebbe essere di circa due litri al giorno per rientrare in un’area di sicurezza di bassissimo rischio. Inoltre, non è vero che bere tanta acqua solleciti troppo i reni: quello che li sovraccarica sono le sostanze disciolte, i soluti, mentre l’acqua è un solvente. Se il rene lavora con ampie quantità di solvente lavora in scioltezza. Più accortezza, invece, va usata nel caso in cui pazienti siano anziani e cardiopatici per evitare uno scompenso cardiaco. (Roberto Mario Scarpa, Professore Ordinario di Urologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, Direttore dell’unità di Urologia Policlinico Universitario Campus Biomedico Roma)

3 settembre 2019