La Chiesa di Roma in campo nella città accanto ai più deboli

In un percorso formativo promosso dalla Cisl, il vescovo Lojudice disegna una presenza fatta di servizio e solidarietà. E annuncia: alle Tre Fontane nascerà struttura per ospitare fino a 4 famiglie. Terrinoni: «Città ferma»

In un momento storico in cui la crisi economica ha messo in ginocchio milioni di famiglie, la Chiesa, chiamata a farsi prossimo di chi necessita di aiuti, mette in campo tutte le sue risorse per sostenere le fasce più deboli. A Roma ci sono 341 parrocchie suddivise in 36 prefetture e in quasi tutte ci sono centri di ascolto portati avanti grazie all’aiuto di un esercito di volontari e operatori pastorali. In molte sono state allestite case di accoglienza, alloggi, empori della solidarietà e mense per i poveri. Presto alle Tre Fontane, nell’area dell’abbazia gestita dai monaci trappisti, in collaborazione con otto parroci della zona, sarà inaugurata una struttura per ospitare fino a quattro nuclei famigliari, nella quale si alterneranno due volontari per parrocchia. Ad annunciarlo è stato monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare del settore sud, intervenuto ieri sera, giovedì 5 aprile, a un incontro promosso dalla Cisl di Roma e Lazio nell’ambito di un corso di formazione sul welfare metropolitano intitolato “Il welfare che verrà. Giusto, sostenibile, generativo”. Un percorso iniziato lo scorso 23 novembre e che si concluderà il 7 giugno.

Rivolto agli operatori di tutte le categorie coinvolte nel sociale appartenenti alla Cisl, il corso, in dieci incontri, si è proposto di fare un’analisi sull’attuale situazione di Roma al fine di trovare gli strumenti adatti per intervenire. Sono stati trattati fino ad ora vari argomenti come la povertà, la demografia, il mercato del lavoro, l’economia, le famiglie, i giovani, gli anziani e la questione abitativa. Monsignor Lojudice si è concentrato su “La Chiesa di Roma nel sociale e nella vita della città”, tracciando un excursus storico sull’impegno profuso nella Capitale. A partire da quel convegno sui “Mali di Roma” voluto nel 1974 dall’allora cardinale vicario Ugo Poletti con i protagonisti della vita sociale ed ecclesiale del tempo, da Giuseppe De Rita al vescovo Clemente Riva, da Luciano Tavazza a monsignor Luigi Di Liegro, che 5 anni dopo  fonderà la Caritas diocesana. Oggi Caritas Roma conta ben 50 servizi nella città quali centri di accoglienza, comunità alloggio, case famiglia, mense sociali, presidi sanitari, centri di ascolto.

Il desiderio di Lojudice sarebbe quello di realizzare, in ognuna delle prefetture a lui affidate, «un luogo in cui concentrare vari servizi, aree dedicate all’accoglienza delle fasce più deboli e un emporio della solidarietà per ogni prefettura». Ricordando che sono stati tanti i parroci che hanno risposto all’appello di Papa Francesco che chiedeva a ogni parrocchia di ospitare una famiglia di profughi, ha annunciato che per il prossimo anno, in collaborazione con Migrantes nazionale, sta organizzando un convegno per presentare quanto è stato fatto in tal senso in tutta Italia. Ancora, auspicando una fattiva collaborazione tra tutte le realtà e gli organismi che si occupano della persona e del benessere dei cittadini, il vescovo vorrebbe avviare «una sorta di pensatoio, un piccolo comitato scientifico a tutela dei bambini dal punto di vista medico, psicologico, pedagogico, ludico. Ma per poter realizzare questo progetto è necessaria la collaborazione di tutti perché da solo non può farcela nessuno. Ci troviamo davanti ad una città un po’ maltrattata, malridotta, impoverita che avrebbe bisogno di grandi azioni e ideali».

Per Paolo Terrinoni, responsabile della Cisl di Roma Capitale e Rieti, la città al momento «è ferma, il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 18 e i 35 anni è arrivato al 40% e la percentuale di abbandono scolastico è allarmante. All’attuale amministrazione abbiamo dato del tempo, abbiamo fatto degli accordi per un protocollo per lavorare insieme ma a distanza di un anno è stato disatteso. Al momento stanno effettuando un’opera di pulizia per estirpare la corruzione ma questo porta all’immobilismo». Tra le proposte avanzate dalla Cisl quella di creare startup in periferia, i cui costi dovevano essere sostenuti dagli enti locali, per offrire opportunità di lavoro ai giovani del territorio.

6 aprile 2018