“La Chiesa che verrà” e l’approccio del cardinale Martini

Presentato il libro di don Matteo che approfondisce l’ultima intervista al porporato gesuita, realizzata da padre Sporschill e Radice Fossati. «Un bellissimo temporale»

«Per me è stato un dono meraviglioso poterlo accompagnare rispettando il più possibile la libertà del pensatore, del malato, dell’uomo spirituale, perché in ogni istante della sua vita lui potesse decidere cosa fare, come e quando». Così don Damiano Modena ha riassunto la sua esperienza accanto al cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, morto il 31 agosto 2012. Per tre anni il sacerdote è stato segretario del porporato, dal 28 settembre 2009 al pomeriggio del 31 agosto 2012. L’occasione per ripercorrere il magistero del teologo e biblista, a dieci anni dalla morte, è stata la presentazione del libro “La Chiesa che verrà. Riflessioni sull’ultima intervista di Carlo Maria Martini”, Edizioni San Paolo, scritto da don Armando Matteo, segretario per la sezione dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede. L’incontro si è svolto ieri sera, 29 settembre, nella sala multimediale dei padri Passionisti.

Il libro si sofferma sull’ultima intervista a Martini pubblicata dal Corriere della Sera il 1° settembre 2012, all’indomani della sua morte, realizzata l’8 agosto 2012 dal gesuita Georg Sporschill e da Federica Radice Fossati. In quell’occasione Martini accusava la Chiesa di essere «rimasta indietro di duecento anni», anzi, ha aggiunto don Damiano, «lui disse di duecento o trecento anni». Il sacerdote ha definito il colloquio tra il cardinale e padre Sporschill «un bellissimo temporale» durante il quale Martini, «molto provato dalla malattia», rispondeva alle domande con altre domande «sempre più pressanti».

Più che segretario, don Damiano ha detto di essere stato «il badante» di un uomo che «accoglieva tutti, soprattutto le persone che percepiva avessero bisogni spirituali o economici». Ha ricordato che nell’appartamento all’Aloisianum di Gallarate, la casa dei Gesuiti dove Martini si era stabilito, si faceva accompagnare alla porta per accogliere chiunque, «dai poveri che arrivavano in ciabatte agli amici più cari. La sua porta era aperta a tutti, aveva molta fiducia nell’essere umano, e la sua prima domanda era sempre: “Cosa posso fare per te?”», ha continuato don Modena, evidenziando che, dopo ogni incontro, chi aveva confidato i propri problemi al cardinale andava via «con la netta percezione non solo di non essere stato giudicato ma che in Martini non esistesse nessun tipo di giudizio».

Durante la serata – moderata dal direttore di “Famiglia Cristiana” don Stefano Stimamiglio -, parlando del rapporto tra il cardinale Martini e la Parola di Dio, don Damiano ha affermato che la Bibbia «era tutto. Da lì veniva ogni domanda e ogni tentativo di risposta. Tutto partiva dalla Parola. Si confrontava con i personaggi biblici, entrava in dialogo con la Parola di Dio, si lasciava ferire, custodire, consolare e incoraggiare da Essa». Don Luigi Maria Epicoco, filosofo e teologo, conobbe il cardinale Martini poco prima di diventare sacerdote e con lui fece un viaggio. «Era una persona che da una parte incuteva timore – ha affermato – ma aveva allo stesso tempo un tratto di estrema dolcezza, senza alcuna pretesa di dover insegnare qualcosa». Per il sacerdote, a dieci anni dalla scomparsa del cardinale, manca la sua «autorevolezza che risiedeva nella capacità che aveva di porre le domande. Lui chiamava immediatamente le cose per nome. Nella Chiesa ha detto cose che molti pensavano ma lui le ha dette ad alta voce con chiarezza, senza paura. È questo che ci manca: l’avere davanti persone così libere da poter fare una domanda chiara. Non ci mancano le soluzioni di Martini ma l’approccio di Martini».

L’incontro, per don Armando Matteo, è stato l’occasione per ricordare «lo stile di una persona che ha dato tanto a tutti, dava un senso di fierezza alla Chiesa», anche se, è stato detto in più occasioni durante l’incontro, «metà della Chiesa non lo amava». Padre Carlo Casalone, presidente della Fondazione Carlo Maria Martini, ha annunciato che a ottobre sarà pubblicato il volume “Il vescovo e il pastore”, che riprende il libro “Il vescovo”, scritto da Martini nel 2011. «Abbiamo voluto far interagire un vescovo dei nostri giorni con ciò che Martini ha detto sulla figura del vescovo – ha spiegato -. Lo abbiamo chiesto a Papa Francesco, il vescovo di Roma, che ha accettato l’idea».

30 settembre 2022