«La Chiesa che è a Roma non vuole essere indifferente alle schiavitù del nostro tempo»

Nel Te Deum di ringraziamento il Papa ha proposto una riflessione su alcuni aspetti della vita nella Capitale. Il riferimento alle oltre 10mila persone senza fissa dimora. L’indicazione: «Vicinanza materna»

«Dobbiamo fermarci, fermarci a riflettere con dolore e pentimento perché, anche durante quest’anno che volge al termine, tanti uomini e donne hanno vissuto e vivono in condizioni di schiavitù, indegne di persone umane». La celebrazione dei Vespri con il tradizionale canto di ringraziamento del Te Deum presieduta da Papa Francesco nella basilica di San Pietro nell’ultimo giorno dell’anno solare è stata ancora una volta l’occasione per riflettere su alcuni aspetti di vita a Roma. Il Santo Padre, prendendo spunto da due versetti della lettera di san Paolo ai Galati, si è soffermato sul significato del trascorrere del tempo, a cui l’Incarnazione dà pienezza perché «Gesù è il “concentrato” di tutto l’amore di Dio in un essere umano» ed «è l’amore che dà pienezza a tutto, anche al tempo». Poi ha spiegato che il motivo dell’Incarnazione del Verbo è proprio riscattare l’uomo dalla schiavitù. Certamente si tratta della schiavitù del peccato ma anche quella causata dalla miseria e dalla malvagità umana.

«Anche nella nostra città di Roma ci sono fratelli e sorelle che, per diversi motivi, si trovano in questo stato – ha detto il Papa -. Penso, in particolare, a quanti vivono senza dimora. Sono più di diecimila. D’inverno la loro situazione è particolarmente dura. Sono tutti figli e figlie di Dio ma diverse forme di schiavitù, a volte molto complesse, li hanno portati a vivere al limite della dignità umana. Anche Gesù è nato in una condizione simile ma non per caso o per un incidente: ha voluto nascere così, per manifestare l’amore di Dio per i piccoli e i poveri, e così gettare nel mondo il seme del Regno di Dio, Regno di giustizia, di amore e di pace, dove nessuno è schiavo ma tutti sono fratelli, figli dell’unico Padre. La Chiesa che è a Roma – ha sottolineato – non vuole essere indifferente alle schiavitù del nostro tempo, e nemmeno semplicemente osservarle e assisterle, ma vuole essere dentro questa realtà, vicina a queste persone e a queste situazioni. Vicinanza materna». Una maternità che la Chiesa contempla in quella divina di Maria: «Che nome dare a tutto questo, se non Amore? – ha concluso il Papa -. Amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, a cui questa sera la santa Madre Chiesa eleva in tutto il mondo il suo inno di lode e di ringraziamento».

Il pontefice al termine della celebrazione si è recato presso i servizi per i senzatetto che ha fatto realizzare sotto il Colonnato del Bernini, accompagnato dall’elemosiniere pontificio, il cardinale Krajewski. Poi ha visitato il presepe di sabbia allestito in piazza San Pietro, accanto al grande albero di Natale che quest’anno è stato donato dal Friuli Venezia Giulia. Il Papa, con il cardinale Bertello, presidente del Governatorato vaticano, è stato accolto da centinaia di fedeli e si è soffermato a parlare con gli autori della “Jesolo Sand Nativity”, realizzata con la sabbia dorata del lido veneto, che resterà esposto fino a domenica 13 gennaio, festa del Battesimo di Gesù che chiude il tempo liturgico di Natale.

2 gennaio 2019