La Cei: «Francesco, Pastore di tutti secondo il cuore misericordioso del Padre»

Il messaggio della presidenza dei vescovi italiani in occasione della morte del Papa: «Ha ricordato quanto il Vangelo sia attraente. Da padre, ha indicato la via dell’ascolto e della prossimità»

Dalla presidenza dei vescovi italiani scelgono le parole del Vangelo di Giovanni per descrivere il pontificato di Francesco: «Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Ricordano le ultime immagini, mentre passa attraverso la folla di piazza San Pietro nella Domenica di Pasqua, solo due giorni fa, il 20 aprile. «E in realtà è proprio la contemplazione del Risorto, il Cristo Buon Pastore, a sostenere la Chiesa italiana in questo momento in cui eleva la sua preghiera di suffragio per Papa Francesco, Vescovo di Roma e Primate d’Italia», rilevano.

Nel messaggio diffuso dalla presidenza Cei si sottolinea che «con parole incisive e gesti profetici, Francesco si è rivelato davvero Pastore di tutti secondo il cuore misericordioso del Padre (cf. Ger 3,15). Sin dall’inizio del suo ministero petrino, ha mostrato una particolare vicinanza al suo gregge, che ha condotto con sapienza e coraggio. In particolare – si legge ancora nel testo -, i vescovi italiani gli sono grati per il costante dialogo e, soprattutto, per aver incarnato per primo quello straordinario programma di vita che aveva sintetizzato invitando ad essere sacerdoti con l’odore delle pecore e il sorriso dei padri (cfr. Omelia, Santa Messa del Crisma, 2 aprile 2015)».

Ricordando il «buona sera» con cui si è presentato alla Chiesa e al mondo intero la sera dell’elezione, i presuli riflettono che «quel saluto ha rappresentato uno spartiacque, l’inizio di un rapporto tra un padre e i suoi figli a cui ha ricordato quanto il Vangelo sia attraente, gioioso, capace di dare risposta alle tante domande della storia, anche a quelle sopite o soffocate. Da padre – proseguono -, ha indicato la via dell’ascolto e della prossimità, incoraggiando a uscire dalle logiche del consenso, dell’abitudine, dalla tentazione dello scoraggiamento o del potere che limita lo sguardo all’io senza aprirlo al noi. L’invito rivolto ai partecipanti al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze ha tracciato una rotta precisa: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza” (10 novembre 2015). Questo desiderio – assicurano – continua a ispirare le azioni delle comunità ecclesiali».

Ancora, nel messaggio si ricordano altre parole di Francesco: «Abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, nessuno di noi è un’isola, possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno». Per la presidenza Cei, «è stato uno degli insegnamenti più incisivi del pontificato, che ha attraversato il dramma della pandemia, con il suo carico di dolore, solitudine e morte. L’incedere del Santo Padre, da solo, in silenzio, su una piazza San Pietro vuota, in occasione del “Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia” (27 marzo 2020), resta scolpito nelle menti e nei cuori di tutti. Così come il capo chino e le lacrime davanti all’Immacolata, alla quale spesso ha affidato l’angoscia per il dramma delle guerre, chiedendo a tutti di diventare artigiani di pace, ogni giorno, nelle pieghe della quotidianità, in ogni ambito di vita».

Nella conclusione, parole di gratitudine, a nome della Chiesa in Italia, «in modo speciale per il dono del Cammino sinodale e l’incessante incoraggiamento ad andare avanti insieme. E oggi, insieme, la Chiesa in Italia affida il suo Pastore, che ha amato davvero i suoi sino alla fine, all’abbraccio tenero e misericordioso del Padre».

22 aprile 2025