La catechesi parrocchiale, laboratorio di inclusione

Presentato alla Salesiana il vademecum dell’Ufficio del Vicariato dedicato alla disabilità. Il referente don Fiore: «Tematica che non ci può lasciare indifferenti»

Non una guida con indicazioni pratiche su «come si fa la catechesi per un’iniziazione cristiana inclusiva» ma «uno strumento di autoformazione per i catechisti» che contiene «il principio generale» da modulare rispetto alle diverse situazioni e nei differenti contesti, con il medesimo scopo, però, di «contribuire a creare una mentalità nuova». Così don Andrea Cavallini, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, sabato mattina, 16 marzo, ha presentato all’Università Pontificia Salesiana, nel quartiere Nuovo Salario, il vademecum sulla disabilità in occasione della annuale Giornata diocesana su “Catechesi e disabilità”, che ha concluso il corso di formazione dedicato proposto dall’Ufficio del Vicariato. In particolare don Enzo Fiore, referente del settore per la disabilità, ha sottolineato l’importanza di trattare «una tematica che non ci può lasciare indifferenti» e che «come diocesi ci invita a mettere in campo tutte le possibilità che abbiamo».

Alla stesura dello strumento di lavoro messo a disposizione dei catechisti – reperibile in formato pdf sul sito dell’Ufficio diocesano – ha collaborato anche, tra gli altri, don Luigi D’Errico, responsabile diocesano per la pastorale delle persone con disabilità, che ha messo in luce «l’importanza di eliminare e mettere in discussione i pregiudizi legati alla disabilità», ritenendo che troppo spesso «non si ha coscienza della potenzialità dei catechisti» rispetto a questo fine, mentre «voi siete dei segni importanti e se anche nella società civile è in corso un cambiamento di mentalità, la Chiesa fa comunque da apripista grazie a Papa Francesco».

Anche suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, è convinta che guardando alla disabilità sia necessario prima di tutto riconoscere che «davanti a noi c’è una persona che desidera la santità» e alla quale è importante «essere prossimi non solo con gli strumenti ma facendo rete e sviluppando e diffondendo buone prassi». Da qui lo strumento del vademecum come aiuto per «far vivere a tutti un’esperienza di annuncio, di preghiera e di celebrazione, laddove la catechesi è un laboratorio di inclusione nella parrocchia – ha detto ancora don Cavallini, spiegando che il testo fa capo alle indicazioni fornite dai paragrafi sulla catechesi e la disabilità del Direttorio del 2020 -. Non si tratta di spiegare ma di far sperimentare un incontro», poiché «non stiamo parlando di un problema sociologico ma di una questione di fede che non dipende dalle capacità della persona, perché non è una questione cognitiva».

Sull’importanza di «riconoscere i bisogni e le esigenze della persona» e di non fornire invece «assistenzialismo» si sono concentrati gli interventi degli altri co-autori del vademecum. Valeria Sansoni, docente di sostegno e catechista, ha raccontato di iniziative concrete messe in atto nella sua comunità di Santa Chiara mentre Maria Scicchitano, psicoterapeuta e catechista, ha trattato dell’importanza «di parlare con le famiglie con empatia e ponendosi in un atteggiamento di accettazione incondizionata del loro vissuto, guardando all’accoglienza incondizionata di Gesù». Ancora, Elisabetta Gambardella e Riccardo Calanca, catechisti e referenti diocesani della sordità per la pastorale delle persone con disabilità, hanno ricordato «quanto conti la sensibilizzazione e la formazione nelle parrocchie su questo tema».

Affidate al vescovo Daniele Salera, ausiliare del settore Nord e delegato per l’ambito della Formazione cristiana, le conclusioni. «Un cambiamento di mentalità – ha detto – sarà favorito se e quando io sentirò le persone con disabilità come fondamentali affinché io possa vivere il Vangelo e seguire Cristo», ossia se «sarò in grado di sentirle come essenziali e come un dono irrinunciabile per cambiare il mio stile di vita». Per Salera, infatti, «la persona con disabilità guarisce il delirio di potenza delle persone abili», laddove si vada oltre «il pietismo e la compassione», riconoscendo che «in quella persona c’è uno sguardo che io non ho, molto più evangelico».

18 marzo 2024