La catechesi, esperienza dei bambini ma anche delle famiglie
Nell’assemblea diocesana, la presentazione dei risultati del questionario proposto alle parrocchie. Il vescovo Salera: «Convertire la pastorale in chiave missionaria»
Un’esperienza di catechesi bella e gioiosa è attrattiva non solo per i bambini ma anche per le loro famiglie. Può essere sintetizzata in questo impegno a proporre «una catechesi fatta bene» la riflessione compiuta sabato mattina, 28 gennaio, in occasione dell’assemblea diocesana dei catechisti, nell’auditorium del Santuario del Divino Amore, a Castel di Leva. L’incontro assembleare, organizzato dall’Ufficio catechistico del Vicariato e orientato dall’icona biblica di Emmaus, ha avuto come tema guida “Camminava con loro”, proprio guardando al cammino sinodale diocesano in atto, che ha come obiettivo centrale in questa fase quello dell’ascolto. «È stato un “ascolto in uscita” quello realizzato con il questionario proposto alle 330 parrocchie di Roma e rivolto ai genitori dei bambini che frequentano la catechesi – ha spiegato don Andrea Cavallini, direttore dell’Ufficio diocesano, presentando e commentando i dati raccolti -. Sono un’ottantina, cioè il 23%, le parrocchie che hanno risposto, con circa 2mila questionari analizzati». Tre i quesiti proposti: il primo era relativo al senso di coinvolgimento dei genitori nel cammino di catechesi dei figli, mentre il secondo chiedeva se la parrocchia sia d’aiuto alla loro vita personale; l’ultimo infine domandava di definirsi rispetto alla propria vita cristiana.
«Un primo dato emerso – ha illustrato don Cavallini – è che nella maggior parte dei casi l’esperienza del bambino diventa l’esperienza della famiglia perché i bambini raccontano e condividono, risvegliando nei genitori ricordi ed emozioni del proprio percorso di catechesi e per questo la catechesi dei bambini può essere un’occasione per riaccendere la fede nei genitori». Ancora, «in alcune parrocchie sembra esserci e funzionare molto bene la comunicazione tra catechisti e famiglie» mentre in altre «manca la condivisione di un’idea e di un progetto di crescita cristiana e la comunicazione si riduce al mero aspetto informativo». Una minoranza delle famiglie, poi, «interpreta l’essere coinvolte nel fare delle cose insieme, come dei ritiri o nel vivere momenti di convivialità, che ci dicono dell’importanza di far sentire accolti e del dimostrare accoglienza, sfruttando tutte le occasioni di relazione personale». In generale, per il sacerdote si tratta di «andare incontro alle persone, cominciando il percorso di catechesi dei bambini, nella prima parte dell’anno, con incontri mirati con le famiglie, per conoscerle e conoscerne lo stato emotivo, entrando così in una relazione umana», nonché «offrendo come parrocchia occasioni per far stare insieme i genitori con i propri figli, in un momento in cui gli adulti lamentano questa mancanza di un tempo di qualità».
A questo proposito ha portato la sua testimonianza Francesca, mamma di tre bambini impegnati nei propri percorsi di catechesi nella parrocchia di Santa Maria Regina Mundi, a Torre Spaccata. «In occasione della consegna della veste bianca a Giulia, che segue il nuovo cammino di iniziazione cristiana e che ha fatto la Cresima lo scorso 3 dicembre – ha raccontato -, abbiamo partecipato alla celebrazione tutti come famiglia e dopo il pranzo comunitario a noi genitori è stata data la possibilità di avere del tempo per scrivere una lettera ai nostri figli. È stato bellissimo ed emozionante perché poche volte ci si ferma a dire ai nostri bambini quanto vogliamo loro bene e quanto sono importanti per noi». Anche Cristiano, della parrocchia di San Roberto Bellarmino, ha portato la sua testimonianza, riferendo dell’esperienza «del gruppo di noi papà di bambini e ragazzi iscritti ai cammini di catechesi, un’esperienza molto positiva in termini di ascolto e di condivisione».
Le conclusioni dei lavori della mattinata sono state affidate al vescovo ausiliare Daniele Salera, delegato per la catechesi in diocesi, che ringraziando i catechisti per l’impegno e la dedizione ha sottolineato come il loro servizio «può ricevere anche il rifiuto, il diniego e l’indifferenza» ma questo dice semplicemente «da un lato della libertà personale di ognuno e dall’altro del primato dello Spirito Santo», laddove «noi siamo unicamente degli strumenti nelle mani di Dio». Ancora, guardando a quanti non hanno restituito il questionario, il presule ha osservato che «c’è una parte della realtà di Roma che non viene intercettata» e per questo serve «una pastorale in uscita che cerchi contatto anche con le scuole e con i docenti, specie quelli dell’età evolutiva, o con altre strutture, come le case famiglia». Infine, l’invito a vivere il cammino sinodale nell’ascolto dell’altro e a «convertire la pastorale in chiave missionaria».
30 gennaio 2023