La Caritas, «strumento per creare cultura di carità»

I nuovi parroci alla Cittadella della Carità per un incontro organizzato dal Servizio formazione permanente del clero. Le testimonianza di don De Franco (S. Maria Madre del Redentore) e don Salvini (San Fulgenzio)

«Uno strumento per creare una cultura di carità, per stimolare la comunità a mettersi al servizio dei poveri, per educare con i fatti». Così monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, ha presentato l’organismo diocesano ai nuovi parroci di Roma. Circa venti presbiteri, da pochi mesi nominati parroci, si sono riuniti ieri, 29 gennaio, alla Cittadella della Carità nell’ambito del percorso promosso dal Servizio di formazione permanente del clero della diocesi. Obiettivo dell’incontro era quello di approfondire la pastorale della carità nelle
comunità parrocchiali e le possibilità di collaborazione con l’ufficio diocesano.

«La Caritas è parlare di Gesù attraverso i segni – ha detto monsignor Feroci -. La carità deve scaturire dalla riflessione della liturgia domenicale. Fare Eucaristia vuol dire che ognuno diventa Cristo, perché partecipe della sua vita: questo comporta che come lui ha spezzato il pane con l’umanità, anche noi lo dobbiamo fare con i poveri. Dobbiamo essere pane spezzato per gli altri».

L’incontro ha visto anche le testimonianze di due parroci, don Francesco De Franco e don Paolo Salvini, che hanno parlato delle esperienze di carità promosse nelle loro comunità parrocchiali. De Franco, da sei anni nella parrocchia Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, si è soffermato sulle iniziative promosse in collaborazione con la diocesi, finanziate dall’8 per mille della Cei, per la realizzazione di un centro diurno per bambini figli di detenuti e per l’organizzazione di un centro di ascolto che assiste 400 famiglie ogni settimana. «Di fondamentale importanza – ha sottolineato – è la rete diocesana dei centri di ascolto promossa dalla Caritas, che ci ha permesso di conoscere meglio il nostro territorio e collaborare con le istituzioni e le altre parrocchie». Il sacerdote ha ricordato anche l’esperienza nella precedente parrocchia di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione dove, con il coordinamento della Caritas, le parrocchie della prefettura hanno realizzato un Emporio della solidarietà.

Don Paolo Salvini, parroco a San Fulgenzio, ha evidenziato i quattro aspetti fondamentali per promuovere le esperienze di carità in parrocchia: «Valorizzare quello che già troviamo, frutto dell’esperienza passata della comunità ; accogliere le opportunità che vengono dalla realtà, piuttosto che piegare la realtà a progetti costruiti a tavolino; avere uno sguardo puntato sulla comunità e alla sua maturazione; confrontarsi in modo stabile e organizzato con la Caritas diocesana».

I due sacerdoti hanno condiviso alcune esperienze concrete che li hanno visti collaborare con i servizi diocesani: l’accoglienza dei rifugiati, il Fondo famiglia per sostenere le famiglie che non riescono a pagare l’affitto, l’inserimento lavorativo di alcuni ex detenuti nei progetti di Rom Atelier. L’incontro si è concluso poi con una visita alla Cittadella della Carità e il pranzo dei parroci alla Mensa insieme agli ospiti della casa di accoglienza “Santa Giacinta”.

30 gennaio 2018