La Caritas per i profughi vietnamiti

Marzo 1979, l’impegno dell’organismo diocesano e le offerte di aiuto e di ospitalità

La Caritas Diocesana di Roma, in occasione dell’odierna «giornata della carità diocesana» facendo seguito all’appello lanciato su Roma 7 dell’11 febbraio, rivolge l’espressione della sua gratitudine a tutti coloro che hanno inviato offerte per i profughi del Vietnam. Si ringraziano anche coloro che hanno telefonato o sono venuti di persona per dichiararsi disposti ad accogliere i profughi, offrendo loro un lavoro o una sistemazione. A tale proposito si osserva però che in taluni casi, le offerte di lavoro sono state più che un’occasione di compiere disinteressatamente un gesto di carità, un pretesto per risolvere una propria situazione: come quando si è richiesta una persona di servizio, o una cameriera, o una ragazza «au pair» o una dama di compagnia.

Vorremmo sottolineare che, secondo il Vangelo, l’amore, per essere segno distintivo del Cristianesimo, deve essere dato senza chiedere nulla in cambio, come fa con noi tutti Cristo, che ci ama gratuitamente. Peraltro il problema della sistemazione dei profughi Vietnamiti in Italia è ancora in alto mare. Come è noto, nonostante gli interventi dei vari organismi nazionali e internazionali, il Governo Italiano, a tutt’oggi, non ha adottato alcuna decisione in merito all’accoglienza dei profughi stessi. I pochi familiari attualmente ospitati nel nostro Paese sono tutti in transito, cioè con visto diplomatico di destinazione verso altri paesi europei ed extraeuropei disposti ad accoglierli: non possono perciò essere trattenuti in Italia.

Se e quando il Governo Italiano deciderà di accoglierli, si terrà conto delle offerte pervenute e delle possibili sistemazioni, lasciando però ai profughi la facoltà di scelta fra le varie soluzioni proposte, dato che è costante prassi in tali casi rispettare la libertà di ciascuno e la sua personalità di uomo. Resta però da verificare se i vietnamiti desiderino sistemarsi in Italia, ritenuta da essi paese non sufficientemente sicuro politicamente ed economicamente.

Le offerte finora raccolte vengono dalla Caritas Italiana inviate alla Caritas della Malaysia, paese al quale sono approdati finora più di 50.000 profughi, raccolti in campi di concentramento come prigionieri politici, che, sebbene assistiti parzialmente dall’Alto Commissariato dell’O.N.U. per i profughi, sono tuttavia in condizioni talvolta disumane. La Caritas della Malaysia, pur tra mille difficoltà frapposte dal Governo musulmano del Paese, opera attivamente per alleviare le loro condizioni con viveri e medicinali. I profughi restano nei campi per 6-7 mesi prima che uno Stato si dichiari disposto ad accoglierli. Finora ne sono stati trasferiti in paesi europei ed extraeuropei meno di 10.000.

Sono pervenute e continuano a pervenire alla Caritas diocesana di Roma numerose richieste di bambini da accogliere in adozione o in affidamento. è opportuno tener presente che attualmente non esiste alcuna possibilità di accedere alle adozioni internazionali, perché il Governo della Malaysia non accetta pratiche di adozione con figli di prigionieri politici e comunque affiderebbe i bambini a famiglie musulmane. Resta aperta, per ora, una sola strada, già seguita con successo dall’Inghilterra: far richiedere dal Governo Italiano i bambini abbandonati; una volta in Italia potrebbero essere adottati.

Come si vede, la situazione non offre eccessive speranze: la cosa più necessaria e urgente è l’impiego da parte di associazioni, Enti, Comitati di quartiere e privati cittadini, di sollecitare il Governo Italiano perché dichiari la sua disponibilità ad accogliere un certo numero di profughi vietnamiti, interpretando in forma estensiva gli impegni assunti con la Convenzione di Ginevra, come ha fatto, in via eccezionale, sotto la pressione dell’opinione pubblica, per i profughi cileni. La Caritas Italiana appoggerà tutte le iniziative, in uno spirito di cristiana solidarietà per tutti quelli che soffrono. (di Domenico Meschini)

4 marzo 1979