La campanella non suona per tutti: agli alunni disabili (e non solo) si chiede di aspettare

La denuncia del Coordinamento insegnanti di sostegno: «Ad alcuni genitori arrivano richieste o comunicazioni di rinvio dell’inizio o riduzione dell’orario»

Rimandare di almeno una settimana il ritorno a scuola, oppure ridurre l’orario scolastico: se tante e diverse sono le richieste che in questo momento tutti i genitori d’Italia ricevono dalle rispettive scuole, queste due in particolare pare siano dedicate specificatamente agli alunni con disabilità. È quanto denuncia il Coordinamento italiano insegnanti di sostegno: «Ai genitori degli alunni con disabilità arrivano richieste o comunicazioni per il rinvio dell’inizio della scuola. Qualcuno propone orario ridotto, o di tenere il figlio a casa», oppure, ancora, «suggerisce di portare il figlio dopo una settimana», o semplicemente comunica che «il figlio con disabilità sarà in un’aula con un insegnante (di sostegno)». Insomma, «le ipotesi sono mille e molte di più» e per questo il Ciis sta raccogliendo racconti ed esperienze: «Raccontate che cosa sta succedendo e le motivazioni che vi vengono date (se potete, indicate la regione o la città, a vostra discrezione)». Le segnalazioni possono avvenire su Facebook, oppure via mail a scuolaCIIS@gmail.com.

Ed ecco alcuni dei primi racconti che sono stati condivisi: racconti di disagi differenti, che riguardano in molti casi non solo gli studenti disabili, ma anche i loro compagni: «A Trezzano sul Naviglio prima elementare (classe con 2 comma 3) ad oggi ancora nessuna assegnazione per il sostegno, manca anche docente di matematica. Stiamo lottando anche per aumentare le ore di educativa (solo 6 ore su 10)». «A noi, Its di Arezzo, è stato proposto di entrare fra una settimana, forse. E questa è inclusione? Non ci sono insegnanti, non ci sono assistenti, “non possiamo garantire la sicurezza e l’autonomia”: questo ci viene detto tutti gli anni. Risultato: io lavoro al mattino e dunque è mio marito ad accompagnare mio figlio a scuola, a ritornare alle 10.30 per portarlo in bagno. Poi aspetta in giro fino alle 11.30 per riportarlo a casa, perché da quell’ora non c’è nessuno che si possa occupare di lui. Mio marito arriva a fine anno stravolto perché lavora la sera». C’è infatti la questione, tutt’altro che irrilevante, degli assistenti: «A Palermo non hanno stanziato fondi per gli assistenti igienico sanitari, affidando i compiti ai collaboratori scolastici non formati ed in preda al delirio per gli impegni anti-Covid».

Non mancano, per fortuna, le buone prassi: «Da noi è il contrario: i ragazzi con disabilità da noi non turnano, seguiranno l’orario settimanale con i compagni, regolarmente, sempre nella loro classe». Il problema è complesso ma non così difficile da risolvere: «Non si tratta tanto di dare continuità all’insegnante di sostegno, come che se fosse esclusivamente lui a seguire lo studente con disabilità – spiega Evelina Chiocca -. La questione continuità riguarda invece tutti gli alunni della scuola italiana. Quest’anno, per esempio, avrebbero potuto (e dovuto) lasciare i docenti dello scorso anno, considerata la particolare situazione, semplicemente rinnovando il contratto. Invece si è preferito operare come sempre: e il 14 le classi registreranno l’assenza dei docenti, sia di posto comune e disciplinare che di sostegno. Mancano i docenti specializzati: figure professionali indispensabili non solo per i posti di sostegno, ma anche per i posti disciplinari (perché l’alunno con disabilità è alunno di tutti i docenti e non, come cercano di farci credere, di un solo insegnante). Che cosa fare?». Per Chiocca, la soluzione esiste, non è complessa, non è difficile. La politica dovrebbe fare scelte coerenti: i docenti specializzati, già abilitati all’insegnamento, devono essere assunti senza alcuna prova ulteriore». (Chiara Ludovisi)

15 settembre 2020