Kmetec, vescovo di Smirne: in dialogo sull’ambiente

Turchia, confronto sulle sfide comuni con i rappresentanti delle altre religiose. Le difficoltà della Chiesa cattolica nel territorio

Gli affreschi che riproducono i miracoli di san Nicola posizionati sopra le raffigurazioni della vita di Gesù nella chiesa di Myra, il presunto sepolcro dove i marinai baresi trafugarono le sue reliquie nel 1087, le icone originali conservate nel museo archeologico di Antalya, tra i più importanti di tutta la Turchia. Nelle sue tredici sale sono custodite cinquemila opere d’arte, anche del periodo classico greco-romano.

Questi sono alcuni tra i segni più tangibili che si possono incontrare nell’Anatolia sud-occidentale sulle orme di san Nicola, camminando nei luoghi della sua vita e percependo la forte spiritualità insita in queste terre. Ma che cosa è rimasto, oggi, del culto del santo, oltre alla Messa ortodossa che ogni anno viene celebrata in via eccezionale il 6 dicembre nella chiesa di Myra, ormai diventata solo un museo?

«Purtroppo, pochissimo – racconta monsignor Martin Kmetec, arcivescovo della diocesi di Smirne (Izmir), della quale Myra fa parte -. Nelle terre di san Nicola non è presente una Chiesa numericamente rilevante e per questo motivo non c’è una forte memoria del santo. In futuro, però, ci impegneremo di certo per migliorare questa situazione, nonostante la Chiesa cattolica in Turchia sia piccolissima e con molte difficoltà. Nella nostra diocesi, ad esempio, abbiamo soltanto 15 sacerdoti e 8 consacrate. In più – aggiunge l’arcivescovo – non siamo riconosciuti come ente morale. Questo complica il tutto».

L’auspicio di monsignor Kmetec è che prossimamente, come comunità locale, possano essere coinvolti nei pellegrinaggi promossi sulle orme del santo, affinché vengano unite tutte le forze per tramandare l’eredità di San Nicola e celebrare al meglio anche i 1700 anni del Concilio di Nicea, che cadono nel 2025, in coincidenza con il Giubileo, un anniversario al quale papa Francesco tiene moltissimo. A Nicea, infatti, nel 325 vennero fissate le verità cristologiche fondamentali con la redazione di quello che oggi conosciamo come Credo niceno, cui vennero aggiunti ampliamenti relativi anche allo Spirito Santo nel I Concilio di Costantinopoli (381), per cui oggi si recita anche un Credo niceno-costantinopolitano.

L’arcivescovo, rispondendo alle domande di Romasette.it, si esprime anche sui rapporti interreligiosi con le realtà presenti nel territorio, l’Islam in particolare. «I rapporti sono buoni, stiamo lavorando bene. Proprio ieri, 10 dicembre, giornata mondiale dei diritti umani, ci siamo incontrati con i rappresentanti delle altre religioni per parlare delle sfide comuni, tra le quali quella della salvaguardia del creato. Un impegno che riguarda tutti, come ci ricorda papa Francesco nell’enciclica Laudato si’».

Kmetec ricorda l’importanza di andare in Turchia in pellegrinaggio anche «per ripercorrere gli itinerari di San Paolo e di San Giovanni evangelista e per capire ancora più a fondo i sacrifici e la testimonianza, talvolta spinta fino al martirio, che i cristiani hanno offerto durante i secoli in questa terra. La nostra Chiesa è piccola – conclude l’arcivescovo di Smirne – ma accogliente. Venite, vi aspettiamo».

11 dicembre 2023