«Diffidiamo dell’idea che l’Europa possa raggiungere la sua sicurezza costruendo muri», peraltro inefficaci davanti «alla natura delle minacce alla sicurezza dell’Unione, così diversificate e complesse». Lo scrivono nella loro dichiarazione finale i delegati delle 31 commissioni nazionali Justitia et Pax, che si sono riuniti a Lussemburgo dal 30 settembre al 3 ottobre. La sicurezza, dichiarano, è «essenziale e positiva» ma «quando non è unita alla giustizia e ai diritti umani diventa alienante, impedisce gli scambi e può diventare un nuovo motivo per conflitti e divisioni». L’alternativa indicata dai delegati è «un ordine del mondo basato sulla giustizia». Ancora, «la sicurezza è una percezione soggettiva», osservano, invitando a «distinguere tra giustificate preoccupazioni per le reali minacce e paure profonde ma immotivate del futuro o degli altri».

Da Lussemburgo i rappresentanti delle 31 commissioni lanciano sei appelli: all’Ue e ai suoi membri per una «politica di pace basata sullo sviluppo umano integrale»; ai politici perché ogni loro scelta e parola sia «nel rispetto della dignità umana e del principio dello stato di diritto»; agli intellettuali perché «elaborino nuove idee in grado di offrire una prospettiva per tutti». Ancora, si rivolgono a chi lavora nella comunicazione perché abbia «un più forte senso di responsabilità etica, denunci il linguaggio violento e non incoraggi gli stereotipi»; alla Chiesa perché sia «sacramento di pace»; a ogni cittadino perché contribuisca a «costruire una comunità sicura e pacifica con il dialogo e in spirito di fraternità».

5 ottobre 2016