Juncker alla Comece: «L’Europa ha bisogno di pazienza e determinazione»

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, intervenuto davanti ai vescovi delegati delle Conferenze episcopali dell’Ue, riuniti in questi giorni a Bruxelles per la loro assemblea

«Faccio appello a voi uomini saggi. Gli uomini saggi sono pazienti e determinati e l’Europa in questo momento ha bisogno di pazienza e determinazione». Con queste parole Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha concluso questa mattina, 14 marzo, il suo intervento ai vescovi delegati delle Conferenze episcopali dell’Ue, riuniti in questi giorni a Bruxelles per la loro assemblea. Juncker è arrivato nella sede della Comece, a Square de Meeûs, puntuale alle 9.30 ed ha rivolto ai vescovi un discorso di 50 minuti in cui ha affrontato a 360 gradi i nodi presenti e le sfide future dell’Europa.

Juncker ha esordito dicendo che l’Unione europea «è sicuramente migliore di quello che si dice». È innanzitutto «un progetto inclusivo» chiamato – come amava dire Giovanni Paolo II – a «respirare con due polmoni». Un continente impregnato dei valori cristiani, dove «la dignità della persona umana» è «rispettata indipendentemente dalla razza e dall’orientamento sessuale». Juncker ha poi espresso tutto il suo apprezzamento per l’appello al voto che i vescovi Ue hanno rivolto il 14 febbraio a tutti i cittadini, giovani e anziani, in vista delle elezioni europee di fine maggio. «L’Europa – ha detto – non può essere lasciata in mano solo ai politici. L’Europa è competenza di tutti».

Juncker e Hollerich, assemblea Comece

 

Il presidente della Commissione europea ha poi parlato del ruolo «pacificatore» che l’Europa può e deve svolgere nel mondo sebbene gli ultimi trend sia demografici che economici indicano che il nostro continente è destinato in un futuro prossimo a perdere la sua influenza nel contesto mondiale. Questa sfida richiede oggi di essere affrontata insieme. A questo proposito, Juncker si è rivolto ai populisti. «L’Europa non è contro le Nazioni», non è un progetto volto a «far sparire le singole identità in un magma europeo» ma un luogo dove le divergenze e le diversità vengono rispettate e amate. Nel suo discorso Juncker ha parlato anche delle ferite che stanno colpendo l’Europa. Ha fatto riferimento al tema della dignità del lavoro e alla povertà, soprattutto dei bambini e rivolgendosi ai vescovi ha detto: «La dottrina sociale della Chiesa è l’insegnamento più nobile della Chiesa» e l’Europa deve riscoprire i valori e i suoi principi guida.

Sui rifugiati, il presidente Juncker è stato realista: ha parlato di una «risposta di tecnocratici» che è arrivata dall’Europa e anche a questo riguardo ha detto di aver apprezzato la Dichiarazione del presidente della Comece Jean-Claude Hollerich sulla «responsabilità condivisa di accogliere, proteggere, promuovere e integrare», secondo quanto indicato da Papa Francesco, i migranti e i rifugiati nelle nostre società. A questo proposito, Juncker ha parlato della necessità di avviare un programma-Africa perché solo agendo sullo sviluppo dei Paesi di quel continente è possibile evitare che i giovani «muoiano in mare».

Solo alla fine del suo intervento, Juncker ha accennato all’affaire Brexit. «La questione è grave», ha detto, aggiungendo che è intenzione dell’Unione europea salvaguardare «una relazione amicale» con il Regno Unito, sulla base di «una storia condivisa» e dei «valori comuni» che legano da sempre l’Inghilterra all’Ue. (M. Chiara Biagioni)

14 marzo 2019