L’Italia del 2050 conterà due milioni e mezzo di persone in meno mentre gli over 65, che oggi sono un quarto della popolazione, diventeranno più di un terzo: 20 milioni di persone, di cui oltre 4 milioni avranno più di 85 anni. A tracciare il quadro del Paese nei prossimi 30 anni sono le proiezioni sociodemografiche e sanitario-assistenziali al 2030 e al 2050 elaborate dall’Istat per Italia Longeva – Rete nazionale sull’invecchiamento e la longevità attiva, presentate oggi, 11 luglio, al ministero della Salute, nel corso della terza edizione degli Stati generali dell’assistenza a lungo termine, la due giorni di approfondimento e confronto sulle soluzioni sociosanitarie a supporto della Long-Term Care.

«La “bomba dell’invecchiamento”, pronta a esplodere già dal 2030 se non adeguatamente gestita – si legge in una nota -, innescherà tra l’altro un circolo vizioso». L’aumento della vita media infatti porterà con sé l’incremento di condizioni patologiche che richiedono cure a lungo termine e un’impennata del numero di persone non autosufficienti, esposte al rischio di solitudine e di emarginazione sociale. La conseguenza: una crescita «inesorabile» della spesa per la cura e l’assistenza a lungo termine degli anziani, ma anche di quella previdenziale. Di contro, «diminuirà la forza produttiva del Paese e non ci saranno abbastanza giovani per prendersi cura dei nostri vecchi. Infatti, oggi tre lavoratori hanno sulle spalle un anziano; domani saranno solo in due a sostenerlo».

Non solo. «Nei prossimi dieci anni 8 milioni di anziani avranno almeno una malattia cronica grave: ipertensione, diabete, demenza, malattie cardiovascolari e respiratorie. Curarli tutti in ospedale – commenta Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva – equivarrebbe a trasformare Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna e Firenze in grandi reparti a cielo aperto». Secondo Bernabei, «le cure sul territorio non rappresentano più un’opzione ma un obbligo per dare una risposta efficace alla fragilità e alla non autosufficienza dei nostri anziani, che si accompagnerà anche a una crescente solitudine».

Le stime Istat per Italia Longeva indicano che «nel 2030 potrebbero arrivare a 4 milioni e mezzo gli ultra 65enni che vivranno da soli, e di questi, 1 milione e 200mila avrà più di 85 anni». Un capitolo a parte poi è quello dedicato alla disabilità, che nel 2030 interesserà 5 milioni di anziani: una vera e propria emergenza e, con ogni probabilità, il principale problema di sostenibilità economica dell’Italia. «Essere disabile – afferma Bernabei – vuol dire avere bisogno di cure a lungo termine che, solo nel 2016, hanno assorbito 15 miliardi di euro, dei quali ben tre miliardi e mezzo pagati di tasca propria dalle famiglie».

11 luglio 2018