L’Italia 50° nella classifica dei Paesi con più felicità

Conclusa la presentazione del Rapporto mondiale sulla felicità, alla vigilia della Giornata Onu, il 20 marzo. Becchetti: «Lavorare sulle relazioni»

Conclusa la presentazione del Rapporto mondiale sulla felicità, alla vigilia della Giornata indetta dalle Nazioni Unite, il 20 marzo. Becchetti: «Lavorare sulle relazioni»

«C’è una correlazione negativa tra soddisfazione di vita individuale e volatilità della felicità. A parità delle nostre condizioni personali, siamo meno felici se in un Paese la disuguaglianza della felicità è maggiore. Insomma, la nostra felicità dipende anche da quella degli altri». È questo uno degli aspetti emersi dal World Happiness Report pubblicato alla vigilia della Giornata mondiale della felicità delle Nazioni Unite, che si celebra domenica 20 marzo, alla cui stesura hanno contribuito le università Tor Vergata e Lumsa. Il Rapporto, fondato sull’indagine Gallup, è stato presentato a Roma con una serie di iniziative; l’ultima questa mattina, giovedì 17 gennaio: un evento organizzato dal Cortile dei Gentili, all’Auditorium Conciliazione. Tra il pubblico, molti ragazzi delle scuole. Ne abbiamo parlato con Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica a Tor Vergata e uno degli economisti italiani che, insieme a Luigino Bruno e Stefano e Vera Zamagni, conduce studi sulla cosiddetta “Economia della felicità”.

Professore, di cosa si tratta esattamente?
È un filone nato quando gli economisti hanno capito che il Pil e la crescita non bastavano a rendere felici i cittadini. Come si guarda al consumatore e non solo al volume dei consumi, così l’obiettivo finale di una scienza sociale non può essere solo la crescita economica ma il benessere dei cittadini. E il fattore Pil non è l’unica variante che decreta e modifica il benessere di ciascuno e di tutti i Paesi.

È questo che emerge dal Rapporto sulla felicità?
Anche. Lo studio, fondato sull’indagine Gallup, ha incrociato i dati di 156 Paesi nel biennio 2013-2015, calcolando le risposte in una scala da zero a dieci e prendendo in considerazione sei variabili: reddito, salute, libertà di scelta, assenza di corruzione, qualità della vita di relazioni, generosità. Tutte variabili che spiegano il 75% delle differenti felicità tra gli abitanti del pianeta e indicano come la soddisfazione di vita dipenda dalle scelte personali e un’altra dalla politica, che ha un impatto molto importante sui criteri di felicità.

E in Italia? Quanto siamo felici?
Poco. Come livello l’Italia si pone tra i primi 40 Paesi per felicità, ma come variazione di felicità conferma il dato dello scorso anno: siamo cinquantesimi e non siamo migliorati. Peggio di noi la Grecia, a riprova che tra le cause ci sono la crisi finanziaria e la risposta dell’Europa. Ai primi posti, Paesi come Danimarca e Svezia, dove c’è meno distanza tra cittadini e istituzioni.

È (anche) colpa dell’Europa se non siamo felici o più felici rispetto allo scorso anno?
L’Unione riflette la perdita del benessere e la sua politica che crea forti divari non è sostenibile. Ma questo si evince anche da altri indicatori, come il debito e l’occupazione. Servono, oltre alla moneta unica, l’unione fiscale e la condivisione del rischio.

C’è qualcosa che ciascuno di noi può fare per incrementare il Pil della felicità?
Possiamo lavorare sul tema delle relazioni che, più presente nelle generazioni passate, è stato dimenticato. Molto diverse dai beni pubblici o privati, le relazioni hanno un valore che aumenta in base al tempo che vi dedichiamo. Sono beni non di consumo ma fragili, come un giardino da innaffiare insieme ogni giorno. E possiamo insistere sulla generosità: mancano nella nostra vita percorsi di gratuità, ossia l’impegno – anche l’impiego della nostra expertise lavorativa – per qualcosa che non preveda un tornaconto personale né economico. Gli altri fattori sono politici, per scegliere bene non resta che fare cittadinanza attiva e consapevole. E ricordare quello che sosteneva John Stuart Mill: non si è felici cercando la felicità di per sé ma facendo qualcosa di utile per gli altri. Allora si trova la propria felicità strada facendo.

17 marzo 2016