Israele: «Non siamo in guerra con la popolazione di Gaza ma con Hamas e l’Iran, suo alleato»

Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Hayat in un briefing coi media internazionali. «Non sarà una operazione breve, ma una lunga e dura guerra»

Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Lior Hayat lo ha affermato con chiarezza ieri sera, 11 ottobre, in un briefing con i media internazionali, a Gerusalemme: «Non siamo in guerra con la popolazione di Gaza ma con Hamas e l’Iran, suo alleato. Vogliamo – ha aggiunto – che la comunità internazionale capisca che questa guerra è cominciata con un attacco di Hamas che ha ucciso 1.200 cittadini israeliani. Non sarà una operazione breve, ma una lunga e dura guerra», ha anticipato, prima che il briefing si interrompesse improvvisamente, pare a motivo di un ulteriore lancio di razzi da Gaza.

Riguardo agli ostaggi, Hayat ha spiegato che «non abbiamo un elenco completo di nomi e nazionalità. Il loro numero è compreso tra 100 e 150, tra loro anche bambini, ragazzi, donne, anziani. Sono americani, argentini, australiani, canadesi e tedeschi, tailandesi, tanzaniani. Se accadrà loro qualcosa – ha detto – la responsabilità sarà di Hamas e pagheranno un prezzo enorme per questo». Il portavoce ha parlato anche dei «civili di Gaza usati come scudi umani dai terroristi di Hamas», ribadendo che «lanciare razzi sui civili è un crimine di guerra». Hamas, ha detto, «commette quotidianamente crimini di guerra. Faremo tutto il necessario per vincere questa guerra. Non abbiamo altra scelta». Interrogato sull’eventualità di negoziati, da parte di Israele, per gli ostaggi in mano ad Hamas, ha risposto con chiarezza: «Non credo che questo sia il momento per le trattative. Stiamo ancora combattendo i terroristi nel nostro territorio. Stiamo contando i nostri corpi. Non è questo il momento di negoziare».

Israele, ha ricordato Peter Lerner, uno dei portavoce dell’esercito intervenuto al briefing, «ha lasciato la Striscia di Gaza 18 anni fa e non ha alcuna intenzione di tornarci. Sfortunatamente in questi 18 anni Gaza è diventata il centro di un’organizzazione terroristica che è Hamas. Noi – ha ribadito – non siamo in guerra con il popolo gazawo ma con Hamas, con la Jihad islamica e con l’Iran che sta dietro di loro. I miliardi di dollari versati dalla comunità internazionale nella Striscia di Gaza invece di essere usati per promuovere lo sviluppo sono stati utilizzati per costruire infrastrutture terroristiche». Sull’inizio dell’offensiva terrestre, ha chiarito che «Israele si sta preparando a questa eventualità, c’è stata una chiamata specifica di riservisti per questo. Quello che dobbiamo fare è assicurarci che Hamas non minacci mai più Israele come ha fatto sabato 7 ottobre».

All’incontro con i media anche Noam Peri, 40 anni, figlia di Haim Peri, disperso dopo l’incursione di Hamas e ritenuto uno dei circa 150 ostaggi. «I miei genitori vivevano nel kibbutz da 60 anni, sono stati tra i fondatori del kibbutz Nir Oz che si trova proprio vicino al confine con Gaza – ha detto -. Sabato è stato grazie a mio padre, abile ad allontanare i terroristi, che mia madre è riuscita a nascondersi durante il blitz di Hamas. È rimasta nascosta per 4 ore mentre loro trucidavano bambini e adulti nelle loro stanze e nei loro letti, ma di mio padre abbiamo perso le tracce. Non sappiamo se sia vivo o morto». Da qui l’appello lanciato ai governi internazionali, attraverso i media collegati, tra i quali l’agenzia Sir: «So che ci sono molte organizzazioni umanitarie a Gaza: chiediamo ai vostri governi di assicurarsi che mio padre e gli altri rapiti sopravvivano, sono civili innocenti, so che potete fare la differenza».

12 ottobre 2023