Israele: licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant

Al suo posto Israel Katz, finora ministro degli Esteri, ruolo in cui gli succede Gideon Saar. Il premier Netanyahu: «Negli ultimi tempi la fiducia si è incrinata»

La notizia è arrivata ieri sera, 5 novembre, ai media via WhatsApp: licenziato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Una lettera ufficiale in pdf, con la firma, in calce, del premier Benjamin Netanyahu. La stessa consegnata in prima persona dal primo ministro a Gallant durante un breve colloquio nel suo ufficio. 48 ore per concludere il mandato.

Netanyahu ha registrato un video per rendere pubblico di aver sollevato il titolare della Difesa dal suo incarico. Al suo posto Israel Katz, finora ministro degli Esteri, ruolo in cui gli succede  Gideon Saar. «Purtroppo – ha spiegato il premier – anche se nei primi mesi della guerra c’era fiducia e un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi tempi questa fiducia si è incrinata tra me e il ministro della Difesa». Su X anche Gallant ha dichiarato: «Ho fatto molti tentativi per colmare queste lacune, ma continuavano ad ampliarsi. I nostri nemici ne hanno tratto piacere e un sacco di benefici. La sicurezza dello Stato di Israele – ha aggiunto -è stata e rimarrà sempre la missione della mia vita».

Immediata la reazione delle opposizioni, che hanno invitato la popolazione a scendere in pazza A cominciare dal presidente dei democratici Yair Golan. La decisione di Netanyahu infatti è arrivata mentre si attende l’annunciato attacco di Teheran, con l’America impegnata a seguire il voto per le presidenziali, cruciale in questo momento. Per il centrista Yair Lapid, leader dell’opposizione, «mandare via Gallant nel mezzo di una guerra è un atto di follia. Netanyahu sta vendendo la sicurezza di Israele e l’Idf per la sua vergognosa sopravvivenza politica. La gente protesti», ha esortato.

E gli israeliani sono scesi in strada in migliaia, a Gerusalemme e a Tel Aviv. Le tv hanno mostrato le immagini della polizia che installava barricate vicino alla residenza del primo ministro nella Città Santa e fuori dal quartier generale dell’esercito a Tel Aviv, dove i manifestanti hanno bloccato l’autostrada Ayalon e appiccato roghi. Scontri tra polizia e manifestanti sono scoppiati anche fuori dalla residenza di Netanyahu a Gerusalemme, dove in migliaia si sono radunati spontaneamente dopo la notizia del licenziamento di Gallant.

Già a settembre il premier avrebbe voluto liberarsi di Gallant ma l’attacco con i cercapersone ai miliziani di Hezbollah aveva reso impossibile la mossa. Prima ancora, lo aveva già cacciato nel marco 2023, dopo la sua opposizione alla controversa riforma della giustizia, ma era stato costretto a ritrattare in seguito alla protesta pubblica scoppiata la notte del licenziamento. Ora il terremoto politico, a due giorni dallo scandalo per la fuga di notizie che ha portato all’arresto del portavoce per la sicurezza del premier e poche ore dopo la notizia di una nuova inchiesta penale sull’ufficio del premier, gestita dall’Unità reati gravi della polizia israeliana, la Lahav 433.

Le indagini sono collegate alle segnalazioni secondo cui il primo ministro avrebbe tentato di mantenere riservate le conversazioni sulla gestione della guerra a Gaza, con il suo ufficio che avrebbe manipolato i verbali e le trascrizioni delle riunioni di gabinetto. Inchiesta su cui fino a ieri era stato imposto il silenzio assoluto ai media. Poi il via libera dei giudici, che però hanno messo il veto sulla pubblicazione dei dettagli. Nonostante questo, in serata Channel 12 ha rivelato che sabato scorso la polizia ha fatto irruzione nell’ufficio di Netanyahu. Un episodio senza precedenti, anche se non è noto per quale delle due indagini.

6 novembre 2024