Israele: la battaglia si sta spostando a Gaza

Data per vicina l’invasione da parte delle truppe israeliane. Colpiti nella notte oltre 100 obiettivi di Hamas nella Striscia. Abbattuti da una nave da guerra della Marina statunitense anche tre missili lanciati dallo Yemen, diretti verso nord. Verso l’apertura del valico di Rafah

La battaglia di Israele contro Hamas si sposta sempre più sul terreno di Gaza. Data per vicina l’invasione della Striscia da parte delle truppe israeliane. «Vinceremo con tutta la nostra forza», ha assicurato il premier Benyamin Netanyahu parlando ai soldati della Brigata Golani schierati davanti Gaza con i tank pronti, dopo averli esortati a «combattere come leoni».

Più di 100 intanto gli obiettivi di Hamas colpiti nella notte a Gaza, tra i quali un esponente del comando navale, Amjad Majed Muhammad Abu ‘Odeh, ritenuto da Israele corresponsabile dell’attacco dello scorso 7 ottobre e del massacro dei civili israeliani. Ancora, l’esercito riferisce di aver colpito uno dei tunnel di Hamas, depositi di armi e alcuni centri operativi di comando. Neutralizzata anche una squadra di lanciatori di razzi che aveva tentato di colpire un aereo.

Sono stati abbattuti invece da una nave da guerra della Marina statunitense – il cacciatorpediniere Uss Carney, nel Mar Rosso – tre missili lanciati dallo Yemen, diretti a nord. Non è certo se fossero diretti contro Israele. A darne la notizia, diversi media locali, che citano funzionari statunitensi. Uno di loro ha riferito che gli Usa non credono che i missili fossero diretti contro la nave. I ribelli Houthi sostenuti dall’Iran hanno espresso sostegno ai palestinesi e hanno minacciato Israele.

Riguardo alla possibilità dell’invasione di terra a Gaza, «l’ordine arriverà», ha annunciato alle truppe il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. «La battaglia si sta spostando sul territorio di Hamas» a Gaza, gli ha fatto eco Yaron Finkelman, comandante del Fronte sud di Israele, in prima linea davanti alla Striscia, spiegando che «questa guerra ci è stata imposta da un nemico spietato che ci ha inferto un colpo significativo. Li abbiamo fermati e bloccati – ha aggiunto -. Li stiamo colpendo duramente e siamo determinati a prevalere sul loro stesso territorio».

Continuano nel frattempo i blitz oltre confine dei commando israeliani, con l’obiettivo mirato di localizzare dispersi israeliani o acquisire informazioni sulla loro sorte. La stima è che oltre agli ostaggi – almeno 203 – ci siano tra i 100 e i 200 israeliani di cui, dall’attacco del 7 ottobre scorso,   non si hanno notizie dall’attacco dello scorso 7 ottobre, oltre agli almeno 203 ostaggi.

Anche il premier Netanyahu, incontrando ieri, 19 ottobre, il britannico Rishi Sunak ha dichiarato: «Voi avete combattuto 80 anni fa i nazisti, ora dobbiamo combattere insieme Hamas che è il nuovo nazismo. Questa – ha aggiunto ispirandosi al discorso di Winston Churchill – è la nostra ora buia, l’ora più buia del mondo». La replica di Sunak: «Sono orgoglioso di essere qui al vostro fianco nell’ora più buia di Israele». Il primo ministro britannico ha promesso sostegno militare, ma ha anche evidenziato che «anche il popolo palestinese è vittima di Hamas».

Numerosi gli ambasciatori israeliani che stanno lasciando i Paesi mediorientali, su indicazione del governo, anche a motivo della reazione delle piazze arabe all’esplosione che ha colpito l’ospedale anglicano di Gaza, attribuita dai loro leader all’esercito israeliano. Versione, questa, smentita prima dalle fonti del Pentagono citate dal presidente Ua Joe Biden poi da altre fonti di intelligence europea, di cui dà notizie la tv israeliana Kan.

Sul fronte degli aiuti umanitari, pare destinata a slittare a domani, sabato 21 ottobre, l’apertura del valico di Rafah, originariamente prevista per oggi. Ne dà notizia la Cnn, citando alcune fonti locali che parlano di «problemi strutturali» sulle strade, da risolvere. Passeranno di qui i primi aiuti dall’inizio della crisi. Intanto però la situazione peggiora di ora in ora. Arrivati a circa 1 milione gli sfollati; 3.785 i morti, tra cui 1.524 minori; 12.493 feriti. Oltre 1.400 le vittime in Israele, compresi 306 soldati; circa 600mila gli sfollati, sia dal sud che dal nord, dove gli israeliani sono sotto il fuoco degli Hezbollah. Ma le sirene di allarme hanno risuonato più volte nel sud e nel centro del Paese, compresa Tel Aviv, costringendo nei rifugi intere aree del Paese.

20 ottobre 2023