Israele: accordo per un governo di guerra. 1.200 i morti nella Striscia

Raggiunto l’accordo Netanyahu-Gantz per un esecutivo d’emergenza nazionale. Attesa per l’incontro tra il Segretario di Stato Usa Blinken e il presidente Mahmoud Abbas

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha scelto la strada del governo di emergenza nazionale. Un governo di guerra, di cui fanno parte, con Netanyahu, uno dei due leader dell’opposizione Benny Gantz, il ministro della Difesa Yoav Gallant, l’ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot, anche lui ex opposizione, e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer. L’auspicio di molti, in Israele, è che a loro si aggiunga al più presto anche l’altro capo dell’opposizione, Yair Lapid. Coinvolto anche Itamar Ben Gvir, uno dei leader dell’estrema destra, che come ministro della Sicurezza nazionale ha invitato tutti gli israeliani ad armarsi per timore di una «rivolta araba» nelle cittadine miste del Paese. Affermazioni, le sue, arrivate dopo l’appello alle masse arabe di Giordania, Egitto, Libano e Siria lanciato dall’ex capo di Hamas Khaled Meshal a «scendere in piazza» domani, venerdì 13 ottobre, primo giorno di preghiera per gli islamici dall’attacco di Hamas di sabato scorso.

«Abbiamo messo da parte le differenze», ha affermato Netanyahu dopo l’annuncio del varo dell’esecutivo di emergenza nazionale. Una scelta quasi obbligata, a fronte anche di quello che accade al confine con il Libano, dove la situazione scivola sempre più verso il conflitto aperto con Hezbollah, tanto che Israele ha schierato i riservisti nelle città al confine, nell’ambito del generale rafforzamento delle truppe nell’area nord del Paese. Al momento però l’obiettivo resta Hamas, a Gaza, ormai completamente al buio, dove continuano senza sosta gli attacchi contro le strutture strategiche della fazione palestinese e contro i suoi capi. Il premier israeliano lo ha scandito con chiarezza: «Ogni membro di Hamas è un uomo morto».

E sale a 1.200 il numero dei morti nella Striscia di Gaza, in questi 6 giorni di guerra, informa il ministero della Sanità palestinese. Circa 5.600 i feriti. Dall’altra parte del fronte, i media locali parlano di 1.300 morti israeliani, a cui si aggiungono circa 3.300 feriti, di cui 28 in condizioni critiche e 350 in gravi condizioni. Ma le sirene di allarme hanno suonato anche questa mattina, 12 ottobre, nella zona centrale di Israele, per i razzi lanciati dalle Brigate al-Qassam contro Tel Aviv, «in risposta agli attacchi israeliani contro i civili nei campi di Al-Shati e Jabalyia», hanno rivendicato da Hamas in un messaggio ripreso dai media. Nel frattempo, è arrivato in Israele il segretario di Stato Usa Antony Blinken, per un incontro con il premier Benyamin Netanyahu, membri del governo e il presidente Isaac Herzog. Secondo i media, vedrà anche i familiari degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas e portati a Gaza. Fonti palestinesi informano che domani, 13 ottobre, Blinken vedrà domani anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Quest’ultimo, «nell’ambito dell’impegno profuso 24 ore su 24 dalla leadership palestinese per fermare questa guerra devastante e nel quadro dello sforzo congiunto tra Giordania e Palestina, si incontra oggi ad Amman con il re Abdullah», scrive sul suo account X il segretario generale del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Hussein Al-Sheikh.

12 ottobre 2023