Isola solidale, detenuto scrive al Papa per ospitare famiglie bisognose

La struttura di via Ardeatina, che accoglie i detenuti a fine pena, ospiterà delle famiglie bisognose indicate da Francesco in occasione dell’Epifania. La lettera di Mario Gattuso: «Condivisione è riconoscenza»

Gli ospiti dell’Isola Solidale – struttura che da oltre 50 anni accoglie detenuti che hanno commesso reati per i quali sono state condannati, che si trovano agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunte a fine pena, si ritrovano prive di riferimenti familiari e in stato di difficoltà economica – hanno scritto una lettera a Papa Francesco per invitare il 6 gennaio nella struttura di via Ardeatina 930 di Roma alcune famiglie in stato di disagio per festeggiare insieme l’Epifania. A firmare la lettera è stato Mario Gattuso, uno degli ospiti dell’Isola Solidale, il quale, dopo aver raccontato questa sua idea agli altri ospiti della struttura, ha deciso di scrivere al pontefice così da farsi indicare alcune famiglie bisognose alle quali verrà offerto il pranzo – in occasione dell’Epifania – preparato con i prodotti che gli ex detenuti coltivano proprio nell’Isola Solidale.

«Mi permetto di scriverle – si legge nella
lettera che Mario Gattuso ha rivolto a Papa Francesco – perché ho sentito da sempre la sua paterna vicinanza nonostante che molti non ci considerino più nemmeno esseri umani. Ci tengo ad essere chiaro, ho sbagliato ed è giusto che io paghi, ma credo che tutti dovrebbero avere una seconda opportunità. La mia è una storia lunga, fatta di scelte e di amicizia sbagliate, ma anche, mi creda Santità, di tanta sofferenza e solitudine. La nostra idea è quelle di ospitare queste famiglie qui a pranzo da noi con un menù semplice non ricercato, ma cucinato da noi con il nostro cuore».

«Qui da noi – prosegue la lettera – coltiviamo la maggiore parte di quello che viene servito a tavola e credo che questa condivisione sia un segno di riconoscenza nei suoi confronti che non ci ha mai abbandonato soprattutto con le sue preghiere. A questo vorrei aggiungere anche che con questo pranzo vogliamo offrire un segno di speranza a quanti come noi sono detenuti con la convinzione che si possa cambiare guardando al futuro con fiducia».

5 gennaio 2018