Il vescovo siro-ortodosso di Mosul Nicodemus Daoud Matti Sharaf si è recato in visita alla chiesa cittadina dedicata a Sant’Efrem, scelta nel luglio 2014 dai miliziani dell’auto proclamato Stato islamico come sede del Consiglio di stato dei Mujhaidin, situata in un’area della città già riconquistata dall’esercito iracheno. La notizia arriva dal sito ankawa.com, che pubblica le foto della chiesa gravemente danneggiata ma non distrutta, dopo più di due anni e mezzo di occupazione jihadista e dopo l’offensiva militare compiuta dall’esercito iracheno e dai raid della coalizione internazionale a guida Usa per riconquistare Mosul.

Sulle parete e sulla facciata dell’edificio di culto campeggiano ancora striscioni e cartelloni neri del Daesh. Avevano fatto il giro del mondo le immagini della croce sulla cupola divelta dai jiahdisti; poi, il 9 settembre 2014, i raid aerei compiuti per colpire le postazioni dei miliziani avevano danneggiato gravemente alcuni edifici adiacenti alla chiesa di Sant’Efrem e a quella siro-cattolica dedicata a san Paolo, anch’essa situata nel cosiddetto “quartiere della polizia”. Ultima tappa: nel novembre 2014 Sant’Efrem era stata svuotata dei suoi arredi interni e voci insistenti messe in rete via internet avevano accreditato la voce – mai confermata ufficialmente – che il luogo di culto cristiano sarebbe stato presto trasformato in moschea.

7 febbraio 2017