Iraq: nell’attesa del Papa, la “Gmg della Piana di Ninive”

Centinaia di giovani dei villaggi cristiani si sono radunati il 15 febbraio a Qaraqosh per fare festa, pregare e «gridare il loro benvenuto a Francesco»

Qaraqosh, una delle ultime tappe del viaggio che porterà Papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo, ha ospitato il 15 febbraio il raduno dei giovani cristiani della Piana di Ninive. Padre Majeed Attalla, sacerdote siro cattolico, segretario dell’arcivescovo siro-cattolico di Mosul Youhanna Boutros Moshe, lo racconta come «la Gmg della Piana di Ninive. Centinaia di giovani dei villaggi cristiani sono arrivati a Qaraqosh per fare festa, pregare e dare testimonianza della loro fede e per gridare il loro benvenuto a Papa Francesco», riferisce.

Il Papa reciterà l’Angelus nella cattedrale siro-cattolica dell’Immacolata Concezione il 7 marzo, incontrando la comunità locale che sta lentamente rientrando nelle proprie case e terre dopo la fuga, il 6 agosto del 2014, causata dall’invasione dello Stato islamico. Quella notte 120 mila persone ripararono con ogni mezzo possibile verso il Kurdistan in cerca di salvezza. In questi la città si prepara a ricevere il pontefice: ogni angolo di strada viene adornata con poster del Papa, con bandiere vaticane e irachene.

L’evento del 15 febbraio, organizzato dalla Chiesa siro-cattolica locale, ha visto circa mille  giovani sfilare per le strade di Qaraqosh fino al grande salone dove, riferisce ancora il sacerdote, raggiunto dall’Agenzia Sir, «i partecipanti hanno pregato, cantato, reso testimonianza e fatto festa. Abbiamo anche preparato un canto dedicato al Papa che abbiamo trasmesso in diretta sui social media». Momenti di festa che, aggiunge, «ripagano di tanta sofferenza patita in questi ultimi anni. Quando vediamo così tanti giovani esprimere con gioia la fede allora capiamo che il futuro della fede, della Chiesa non è a rischio. I giovani sono il futuro della Chiesa e dell’Iraq. Dobbiamo accoglierli e prestare loro molta attenzione affinché non si perdano».

Quello dei giovani è stato il primo di una serie di eventi che culminerà, rivela padre Majeed, «nella settimana che precede l’arrivo del Papa, in un festival di musica, catechesi e di adorazione continua qui a Qaraqosh. I giovani – prosegue – sono ansiosi di incontrare Papa Francesco e vogliono prepararsi al meglio. Siamo una Chiesa che ha sofferto molto e per questo vogliamo lasciarci dietro il dolore per abbracciare il nostro Santo Padre. Abbiamo tanto bisogno di sentire le sue parole».

Non preoccupano «più di tanto» le notizie dell’attacco con razzi nella zona dell’aeroporto di Erbil, contro la base delle forze della Coalizione internazionale a guida Usa. «Non è la prima volta che accadono fatti del genere – afferma il sacerdote -. Ogni volta che si intravvede un barlume di pace ecco che tornano le bombe e le tensioni. C’è chi vuole che l’Iraq non diventi una terra pacificata. Ma noi ci impegneremo affinché lo diventi e la visita del Papa sarà un momento fondamentale di questo cammino. Il nostro grido, il grido dei giovani è questo: siamo nati in questa terra e qui moriremo, qui siamo chiamati a testimoniare la nostra fede. Basta guerra, basta sangue!».

18 febbraio 2021